All’Adriatico si ritorna ad affrontare per l’ennesima volta lo spauracchio della terra, ma in realtà il CIR sembra pagare dazio per altre ragioni, costi e ritorni azzerati se non si è nell’olimpo, mentre il neonato Italiano terra con 21 vetture iscritte dimostra segni di ripresa.
La terra, forse l’elemento più affine alla parola rally, negli ultimi anni in Italia ha vissuto anni di crisi profonda ma qualche segno di ripresa si intravede anche all’Adriatico dove gli iscritti al campionato terra sono ben 21, un numero ancora più importante se considerato che tra quei nomi pochissimi, per non dire nessuno rischierebbero di essere dentro quell’elenco se non fosse una tappa del CIRT. Certamente con una ventina di macchine non c’è da fare festa, anzi.. Ma la ripresa è innegabile, i numeri del Liburna sono lontani, li pesava il matrimonio con il Raceday, ma non solo c’è anche un format di gara più concentrato e costi ridotti. Inoltre anche qualitativamente un passo in avanti c’è stato, abbastanza per non fare rimpiangere l’assenza di Mauro Trentin, l’asso piglia tutto della terra Italiana. Ma se la serie terra, che da quest’anno gli è stato restituito il titolo di Italiano, a sostituire lo sminuente Trofeo (TRT), a piccoli passi cresce, ben più preoccupante è lo stato di salute del CIR. Il “campionato più bello del mondo”, resta tale perché con tre super piloti a contendersi il titolo ed un paio di outsider di grande rilievo non potrebbe essere altrimenti (visto che la qualità di una serie volenti o nolenti non si misura sui numeri degli iscritti o sulla sua propedeuticità). Ma i federali non possono permettersi di ignorare dei segnali sempre più preoccupanti, perché i tanti protagonisti di seconda fascia presenti al Ciocco e Sanremo questa volta si sono dissolti già di fronte alla trasferta del Targa. A non funzionare sono tante cose e non è facile dare una risposta. A spaventare non sono le 5 vetture iscritte al CIR, ma le 2 del due ruote motrici, le 6 dello Junior e 5 dell’R1 il termometro di un campionato nel quale i giovani non vedono più alcuna propedeuticità.