La sua elezione per il terzo mandato era scontata, vista la mancanza di avversari, ora Jean Todt si appresta a vivere un quadriennio teoricamente tranquillo ma di vitale importanza per quelle che saranno le linee guida per il futuro.
Nell’assemblea generale di Parigi la Fia ha consegnato nelle mani di Jean Todt il suo terzo mandato consecutivo, che si chiuderà tra quattro anni alla fine del 2021. Un consenso di quelli Bulgari, ottenuto manco a dirlo per acclamazione; come però è sempre stato nella tradizione della FIA dai tempi di Balestre a quelli di Mosley, in poche assemblee si sono vissuto scontri veri e quando ci sono stati hanno portato quasi sempre a dei ribaltoni, spesso legati a sorti e guerre intestine della Formula 1. In realtà questo mandato non sembra poter dare molti grattacapi all’ex navigatore francese, con il passaggio di mano della F1 gestito per il momento senza troppi terremoti. In realtà questo quadriennio sarà di vitale importanza per il futuro perché potrebbe andare a tracciare le prime linee guida per il futuro, con l’avanzare dell’ibrido. Un futuro che molti osteggiano, chi per interessi personali, chi per partito preso, in realtà sarà molto importante per Todt riuscire a saltare sul giusto cavallo, senza bruciare le tappe ma nemmeno senza restare aggrappato al vecchio o alle pressione dei costruttori. Un mondo quello dell’auto e sopratutto dei rally che sta vivendo una fase di transizione critica, con costruttori sempre di più vicini alle equazioni dell’economia e lontani dal mondo dell’auto quello vero. Posizioni che in un ventennio ha visto troppe case dare un interpretazione dello sport esclusivamente legata al business, sempre più staccato dal sapere fare immagine con la propria presenza sulle strade e non solo su cartelloni pubblicitari e video spot.