Il 2021 si presenta come un secondo anno di pandemia, un momento difficile per qualsiasi campionato, ma paradossalmente la serie più in salute in Italia il CI WRC è quella che sta entrando in una sorta di crisi di identità, alla quale sarà importante dare delle risposte oggi prima di imboccare il viale della recessione.
In questi ultimi anni il campionato tricolore che non ha smesso di veleggiare con il vento in poppa è l’Italiano WRC, con un parterre ricco qualitativamente e quantitativamente, nelle ultime due stagioni è riuscito ad avere una media di oltre cento iscritti a gara. Un successo al quale ha dato un apporto fondamentale il rally di Alba, con un perfetto mix tra guest star, ed un sold out generale in tutte le classi. Ma se prima della pandemia cominciava a scricchiolare il suo primo perché, ovvero la sua titolazione di campionato aperto alle WRC, vetture che oggi fanno sempre più fatica a mettersi alle spalle le rally2 o R5 a seconda di come si vuole chiamarle. Ora i motivi si sono moltiplicati, a cominciare dal format delle gare che è stato ridotto meno drasticamente del CIR, ma combacia perfettamente con quello della massima serie. Una sovrapposizione che inevitabilmente rende il CI WRC un clone del CIRA, o viceversa. Ma stride molto anche il fatto che la serie B dei rally nazionali, sia una sorta di fotocopia della serie A, uno dei motivi per cui non ci sarebbe stato così male aggiungere alla forbice del format CIR una ventina di chilometri. Mentre dalla parte bassa del range minimo di ottanta chilometri (sfiorato da due degli appuntamenti 2020), ci si avvicina pericolosamente al chilometraggio dei CRZ (basta una prova cancellata come al San Martino). Una serie che è cresciuta molto e sta trovando una sua identità di campionato, con una finale dalla grande visibilità, e molto presto potrebbe andare ad attingere al bacino del CI WRC. Soprattutto perché sovrapponibile nei costi tra un programma di vertice nella serie di zona, ed uno completo nelle classi cadette di quella maggiore. Un importante serie di ragioni per cui crediamo sia doveroso pensare ad una nuova formula per la seconda divisione Italiana; riuscire a cambiare rotta quando si è sulla cresta dell’onda potrebbe sembrare folle ma è fondamentale per non finire troppo in basso e farsi travolgere.