Parlare di fulmine a ciel sereno della notizia, riportata dall’agenzia stampa Reuters, che riferisce di trattative da parte di Red Bull e KW 25 per la cessione della WRC Promoter, non è propriamente una sorpresa totale, visto che dalla fine dell’anno passato si erano avvertiti segnali e rumori dai quali traspariva una misteriosa proposta.
Quanto è emerso in questi giorni, come tutte le pagine della storia dei rally da quando ha fatto la comparsa sulla scena il ruolo del promotore, ha dei contorni alquanto fumosi, dove è molto difficile stabilire chi si celi dietro a che cosa. I movimenti nel mondo dei grandi eventi motoristici che hanno visto recentemente Liberty Media aggiungere al suo portafoglio, dove il fiore all’occhiello è la formula 1, anche la moto GP, hanno portato molti a volare sulle ali della fantasia verso gli States. Alla fine dell’anno passato però era circolata un indiscrezione su un offerta proveniente da investitori provenienti dai paesi del golfo Arabo, una versione avvalorata da un paio di elementi. In primis l’ingresso ventilato da tempo nel calendario WRC dell’Arabia Saudita, che si è concretizzato con sorprendente accordo decennale. Un periodo assolutamente esagerato non solamente per il WRC, ma per tutti gli sport dove stringere accordi triennali è sempre più complicato. Dall’altra in più di un’occasione si è sentito vociferare di un interesse del presidente a creare una cordata per rilanciare il WRC. Oggi alle spalle della WRC Promoter ci sono Red Bull, che ha amministrato direttamente il WRC con la Red Bull Media House, nel buco lasciato dalla North One, e la società tedesca di investimenti KW 25. Ruoli e importanza dei soggetti non sono però mai stati così chiari. La notizia riportata dalla Reuters non è stata commentata da WRC Promotore, e visto che in questi casi sono due le alternative: evitare commenti, oppure smentire è evidente che qualcosa bolle in pentola. Nel caso il WRC fosse stato messo sul mercato per capitalizzare un momento positivo del settore sportivo, di sicuro sarebbero state decantate altre doti e non certamente una sua fittizia quotazione sul mercato; che snocciolata senza includere nessun dettaglio lascia esattamente il tempo che trova. Il fatto che la fonte di Reuters sia stata parsimoniosa sui dettagli di quella che viene presentata come trattativa privata, ma non altrettanto lo sia stato sui valori delle quotazioni, lascia presagire una fuga di notizie telecomandata da una delle parti in causa. Un tiramolla come tanti, dal quale però traspare che alla base di tutto ci sia stata in primis un offerta della parte interessata. Una trattativa privata destinata a concludersi dietro le quinte, probabilmente senza troppi terremoti come è stato in passato; dove a passare la mano è stato solamente chi era al comando, visto che sono più di uno i nomi presenti dall’era Richards.