ACI SPORT RALLY CUP ITALIA

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Dopo una presentazione sommaria della nuova serie a base macro regionale che andrà a sostituire la Coppa Italia, con la pubblicazione delle validità prende corpo una bozza di quello che sarà il calendario della Rally Cup Italia, una scommessa interessante ma con dei buchi neri tutti scoprire. (Foto Gabriele Lavagnini)

Partiamo dallo spirito sempre apprezzabile di riallacciare l’attività dalla base con le serie maggiori, partendo dal principio che in questi ultimi due decenni nonostante diverse novità e restyling non c’è più stato un campionato a metà tra CIR, CIWRC e CIRT, ed i rally regionali. O meglio uno in grado di attrarre un parterre vero e non solo concorrenti a spot, legati alla gara di casa o altre circostanze occasionali. La ricetta ACI SPORT RALLY CUP ITALIA va ad unificare due serie la Coppa Italia e le serie Regionali, ed indiscutibilmente ridurre la frammentazione alla base è una cosa che andava fatta. La divisione in nove macro regioni, rispetto alla quattro dei Coppa Italia anche questa è una cosa che aiuta a trovare concorrenti, aumentando la valenza locale delle rispettive serie, che nei coppa Italia si faceva difficoltà a percepire. Essere passati da quattro a sei gare in un periodo economicamente non espansivo suscita qualche perplessità, ma a livello regionale fare delle scelte con solo quattro gare diventa un alchimia difficile a livello politico ma soprattutto geografico. Per il resto campionati regionali, o di zona che dir si voglia, con una finale unica, è una formula di antica data rivista già in più occasioni. E’ chiaro che a fare la differenza vera sarà quel corollario di premi ed incentivi per giovani e non che era stata anticipata alla presentazione del progetto RCI. Questo unito indissolubilmente un importante intervento a livello mediatico, perché se le serie regionali non bucano è difficile pensare di attrarre ed aumentare il numero dei concorrenti in lotta nelle varie zone. Ed inevitabilmente avere una finale di grande interesse e qualità. Il vero buco nero sono le gare che fanno parte delle nove zone, dove sono stati inserite le prove CIR, CIRT, CI WRC gare decisamente più costose, uno stop ai budget risicati di molti piloti, soprattutto quelli al volante delle classi minori. Deterrente ancora più importante per chi corre nelle classi regine, certamente anche qui i costi lievitano ma a fronte di questi aumenti corrisponde un abbassamento, per non dire azzeramento, dell’immagine che in un CIR viene inevitabilmente fagocitata da quattro o cinque vetture. Senza contare il fatto che in zona 5 (Emilia Romagna-Marche-San Marino) due di queste sono Adriatico e San Marino, una presenza a tutta terra pesantissima a fronte di zone (quasi tutte) full asfalto, che visti gli elenchi iscritti di questi ultimi anni, non porterà benefici a livello di iscritti ne da una parte ne dall’altra. Per non entrare nel merito dei coefficienti che dovrebbero avere un certo equilibrio tra le varie zone, ed invece zona 1 ha un coeff. 2 e due 1,5, mentre zona 3 ha tre coeff. 2 e uno 1,5. A meno che non si decida di fare correre delle gare parallele in versione ridotta come è successo in alcuni appuntamenti del CIR, ma in questo caso non si spiegherebbero i coefficienti.

 

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