Da un paio di stagioni a questa parte è sempre più lunga la schiera di chi invoca per il WRC un passo indietro, dalle Rally1 alle Rally2, ma nessuno sembra avere notato l’anomalia di una rally2 regina delle serie continentali e nazionali, una top di gamma che in molte gare oramai fa la parte del leone anche numericamente, occupando da 1/3 ad 1/4 degli elenchi iscritti.
Le Rally2 ovvero l’evoluzione naturale delle R5 ad una decina di anni dal loro ingresso sulla scena dei rally, nelle serie continentali e nazionali Europee, sono diventate le padrone assolute della scena qualitativamente, ma soprattutto quantitativamente. Ed oramai da diversi anni la loro classe è la più affollata dalle gare maggiori ad alcuni appuntamenti minori, un successo sportivo ma soprattutto commerciale che in cinquant’anni di rally moderni rappresenta un anomalia unica nel suo genere. Sulla bontà del regolamento, all’origine non c’è nulla da eccepire, ma nel passaggio di qualche anno addietro tra R5 e Rally2, se sotto il profilo tecnico si può parlare di un evoluzione naturale ma prestazionalmente contenuta, sotto il profilo economico la situazione è letteralmente sfuggita di mano. I rapporti commerciali rivoluzionati dal blocco commerciale legato alla pandemia, la carenza dei microchip, venti di crisi economici tra guerre vere ed altre solo commerciali, ma ancora più dannose; il tetto di spesa è saltato completamente e si sono superati di slancio i trecentomila. Oggi per portarsi a casa una Fabia RS Rally2 senza alcun ricambio costa circa trecento ventimila euri. Anni luce dai duecentomila di qualche anno fa, che quasi tutte le case costruttrici negli anni hanno cominciato ad aggirare, con dei pacchetti evolutivi di 20, 30, 40 mila euri. Il fatto che un subentro alle Rally1 possa rappresentare la soluzione a tutti i mali del WRC, ci sembra decisamente ottimistico. Di sicuro si riuscirebbe a ridurre realmente i costi, almeno per qualche stagione, ma credere questi resteranno ancorati ai valori attuali è utopia pura. Minimo raddoppieranno comunque nei primi anni il costo di una top car risulterebbe ridotto del 40 – 50% rispetto alle attuali rally1. Che sarebbe meglio di niente, anche nel caso non sbarcassero nuovi costruttori (un altra equazione che non è automatica). Ma il successo numerico del gruppo rally2/R5 in realtà ha creato una bolla anomala che possiamo vedere come un successo, ma in realtà sta portando i rally ad avvitarsi su se stessi. Un business puro a cui più che i costruttori, dei reparti corse interni costretti a fare i conti con i propri numeri, pensano solamente ai soldi per stare in piedi, e non certo all’immagine del marchio o di questo o quel modello. Nati per sostituire i gruppi N, particolare di cui ci siamo dimenticati, a livello costi proporzionalmente sono andate fuori controllo, come è successo alla classe top con le Rally1/WRC+/WRC1.6. Un passaggio con le debite correzioni a classe top, indipendentemente dall’introduzioni di varianti green sostenibili (nella balance benefici e costi), così osteggiata dai costruttori di queste vetture affonderebbe il successo commerciale delle rally2. Esploderebbe però una bolla anomala prima di ingigantirsi ancora e diventare pericolosa per l’intero movimento.