“ATTO DI CORAGGIO” CERCASI

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ACI Sport nei giorni passati ha pubblicato una nota per ricordare la scadenza della proroga passaporti e serbatoi. Una posizione che la porta verso un braccio di ferro con un numero importante di licenziati; invece servirebbe un “atto di coraggio” per portare in FIA un dossier sui problemi tecnici delle vecchie vetture, che potrebbe trovare in Ben un attento ascoltatore.

Il problema serbatoi, in origine nasce da una direttiva della FIA, legata alla sicurezza, derivata però da una interpretazione legata ad un idea di rally di altissimo profilo: WRC ed ERC. Competizioni dove si misurano solamente i nuovi gruppi R, a meno che un organizzatore chieda deroga per eventuali omologazioni nazionali. Una posizione che non tiene assolutamente conto dell’attività di base, che invece rappresenta la fetta più importante dei praticanti, e non stiamo riferendoci solamente al mondo dei rally, ma anche di discipline minori come slalom, formula challenge, velocità su terra ecc.. Un universo di vetture estremamente variegato che va dalle omologhe scadute, a quello delle nuove omologazioni nazionali. Nel primo caso ci troviamo di fronte ad una montagna di problematiche tecniche pratiche spicciole, che potrebbero fare lievitare i costi di installazione, oltre fare a pugni con le vecchie fiches di omologazione e i regolamenti dei gruppi dell’epoca. Inoltre nel caso di vetture vicine alla soglia del passaggio nelle storiche si va a sbattere la faccia nel paradosso che per le storiche non è richiesto il serbatoio di sicurezza. Mentre nelle nuove omologazioni nazionali è debito distinguere tra le vetture prestazionali come le N5, oppure le AP4 (presenti in Asia Pacifico e Sud America). Vetture con un concetto prototipale, con tanti taglia e cuci dove è doveroso l’inserimento di un serbatoio di sicurezza. Tutt’altra cosa sono le omologhe sulla falsariga delle Racing Start, vetture praticamente di serie prestazionalmente limitate, dove il serbatoio di serie da tutte le garanzie di sicurezza del caso. Guardandoci intorno in Europa, l’impressione è che ogni ASN si muova in autonomia ignorando quelle indicazioni che andrebbero a falcidiare il loro parco macchine di base, quello qualitativamente medio basso. Si potrebbe dire che i più si comportano all’italiana, facendo finta di niente, come non avessero visto le norme e relative indicazioni della FIA. Nessuno sino ad oggi ha provato ad avviare un dialogo con la federazione, ed il suo reparto tecnico, per fare comprendere le problematiche che comportano certe accelerazioni per l’attività di base vera. E non quella teorica secondo la quale una rally5 è sufficientemente economica per avvicinare una larga base di praticanti. Sarebbe veramente interessante, viste le idee aperturiste sull’attività di base di Ben Sulayem, che prima di iniziare l’ennesimo braccio di ferro con la base, da Roma con un atto di coraggio si portasse un dossier argomentato e sostenibile a Parigi e Ginevra per creare delle linee che tengano conto della realtà in cui viviamo. Anche perché, come primo presidente non europeo, Ben conosce molto bene le differenti realtà continentali (chiamate dalla FIA regionali).

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