BARAGWANATH MIRACLE MAN

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La Dakar 2021 parte con un piccolo miracolo per il sudafricano Brian Baragwanathi che firma il suo primo scratch sia pure in coabitazione con Al Attiyah, un buggy privato si prende il lusso di mettersi dietro i guru del deserto con le loro vetture ufficiali.

La storia del pilota che arriva alla Dakar da Pretoria è un concentrato di passione per i grandi raid, nel 2015 approda alla Dakar in sud America a bordo di quad, ma è costretto ad issare bandiera bianca nelle battute iniziali. L’anno seguente però si prende la sua rivincita e porta il suo quad sul gradino basso del podio, firmando due scratch, ma subito dopo arriva un infortunio che lo obbliga a restare al palo per qualche tempo. Così quest’anno ha deciso di ritornare alla Dakar su uno dei buggy Century CR6, quelli sviluppati da Serradori che dopo avere vinto l’Africa Eco Race l’anno passato alla Dakar è riuscito a battere uno scratch in barba a piloti e squadre ufficiali, cosa che non succedeva più dal lontanissimo 1988. La sua avventura a Jedda è iniziata molto prima dal via, la chiusura delle frontiere dell’Arabia e la cancellazione dei voli lo ha obbligato assieme alla sua squadra ad una autentica odissea. Impossibilitati per mancanza di voli con l’Europa ad arrivare in tempo per approfittare dei charter ASO, si sono dovuti inventare assieme alla Gazoo Toyota il noleggio di un volo charter dopo avere raggiunto l’Etiopia. Una volta a Jedda però la squadra ha dovuto attendere sino alla mattina del 31 le ultime tre casse di ricambi, per finire di assemblare il buggy, operazione la Century Racing è riuscita a concludere ed a presentarsi alle verifiche tecniche mezz’ora prima della chiusura. Una serie di vicissitudini che ha fatto parlare Brian Baragwanathi di un piccolo miracolo, ma il sudafricano probabilmente non sapeva cosa lo attendeva nel prologo. Uno scratch di un pilota amatoriale, su un buggy privatissimo che pochi giorni prima dell’anniversario dell’impresa di Serradori è riuscito a replicare il suo scratch. Uno di quegli episodi che da solo vale gli sforzi degli organizzatori, ma soprattutto di quei piloti che anche in un anno come questo hanno fatto l’impossibile per esserci.

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