BASTA AI FORMAT BLINDATI

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La pandemia ha spalancato le porte ai formati short in una valangata di nazioni, e i campionati nazionali (almeno per i chilometri) sono decisamente votati al ribasso. Una ragione in più per i rally di casa nostra, oramai blindati dai format ossessionati dal normare anche le virgole, quando basterebbero degli standard minimi e libertà per chi vuole osare qualcosa di diverso.

Dalla stagione venti, venti, del fermi tutti i chilometraggi complessivi sono andati da cento a centoventi, per tornare a cento e poi risalire, per non parlare della terra, prima terra no, poi terra si, ed oggi nuovamente senza. Il tutto però sempre tassativamente ingabbiati in format riduttivi, dove per fare qualsiasi cosa fuori dal pensiero registrato e diventato legge bisogna andare in deroga. Una serie di gabbie regolamentari assurde da pensere se non per la chiara volontà di ingabbiare l’estro di chi ambisce a cantare fuori dal coro. Un esigenza che oggi, non ha più nessuna di quelle ragioni del venti e ventuno legate alle restrizioni sanitarie, che per due anni ci hanno flagellato. L’anno passato con la terra presente, dai social era partita una nuova crociata social rivolta ai chilometraggi, che la commissione con l’ennesimo dietro front ha riportato a centoventi. Questa volta però non è stato adottato il metodo del chilometraggio unico, ma giustamente ci si è ispirati al principio della forbice lasciando il minimo a cento e fissando il massimo a centoventi. Una soluzione che nel CIAR, la massima serie tricolore, non ha più sollevato la solita marea di polemiche, nonostante su quattro gare disputate solamente il Rally del Piemonte con i suoi centoundici chilometri è realmente uscito dalla confort zone dei cento (105 il Ciocco; 103 la Targa; 106 il due Valli). La mancanza del solito coro è perché questa volta in troppi hanno indossato le divise della croce rossa, ed il tiro diventava meno facile di quando il bersaglio era solamente la commissione rally, troppo spesso battezzati come burocrati lontani dallo sport. Con buona pace di chi oltre a continuare a correre ha anche conquistato titoli tricolori in quantità. Adesso a non avvicinarsi a quella soglia massima di centoventi, che sembrava meno del minimo sindacale, sono stati gli organizzatori e tutto sommato anche chi i campionati li corre da dentro l’abitacolo non ha avuto nulla da ridire, ed ecco che nessuno ha osato lamentarsi. Ed anche i profeti delle suggestioni più estreme, gare di duecento oppure centottanta chilometri, si sono ritirati in buon ordine. A questo punto se prima eravamo propensi ad aprire ancora di più la forbice a partire dal minimo di cento, crediamo sia caduto ogni velo e sarebbe ora di imporre un limite minimo e basta, e dare un colpo di spugna a tutti i format 3×2; 3×3, 4×2 ecc.. . Detto francamente non vediamo assolutamente come un problema un organizzazione che volesse giocarsi una gara in parte in linea, con delle speciali che non si ripetono, oppure puntare su un paio di speciali lunghe. Scelte coraggiose che in pochi o forse nessuno prenderebbe, e quindi non andrebbero ad alterare gli equilibri di un campionato. Queste decisioni però dovrebbero essere lasciati alle singole organizzazioni, e non date in mano al mondo delle deroghe infilandosi in un dedalo dove non tutti sono uguali.

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