Il ciclone “Daniel” continua a tenere alta l’allerta della FIA, che però adesso sta rivolgendo tutta la sua attenzione all’arrivo di Ben Sulayem, una visita dove si incontrerà con le parti in causa nel WRC e dovrebbero essere decise le linee guida per il biennio di proroga, e si spera cominci a delinearsi qualcosa anche per 2027.
Dopo i proclami post elezioni e quelli di inizio 2023 dalla FIA nessuno ha più osato mettere uno scadenziario alle decisioni per il futuro a breve, figuriamoci quello a più lunga distanza. La situazione in questo momento è terribilmente complessa, ognuna delle parti in causa auspica delle ricette differenti, ed è per questo che prudenzialmente non sono stati fatti degli annunci. Dietro le quinte però il presidente sembra sia deciso a mantenere un tavolo non stop, dove si deve uscire forzatamente con delle certezze. Al terzo consiglio mondiale del motorsport 2023 manca un mesetto, ed arrivare a quella data rinviando nuovamente tutto a fine anno sarebbe inammissibile, se non altro per le tempistiche visto che stiamo parlando del 2025. L’impressione è di un clima molto pesante simile a quello dello Svezia 2020, quando Todt si presento battendo i pugni per l’introduzione dell’ibrido, mettendo a tacere i distinguo delle case, ed il promotore vide cadere la testa di Ciesla. Da allora però il presidentissimo Francese ha spostato ancora di più l’asse del potere sportivo lontano dalla sfera della FIA, ed oggi Ben Sulayem si trova al timone di una federazione con una grossa fetta del potere sportivo nelle mani dei promotori. E da questo incontro non solo dovrà battere i pugni, ma probabilmente dovrà misurare la sua forza nei confronti di quella del promotore e di una serie di commissioni sportive e tecniche, diventate un parcheggio degli elefanti. Con una lunga lista di uomini usciti dalle squadre del mondiale degli ultimi due dieci anni. Oramai da troppo tempo legati a doppio filo con gli interessi del promotore e con una visione incapace di riavvicinare i rally e il mercato automobilistico, ed interessare realmente nuovi costruttori. A tenere banco sarà soprattutto il braccio di ferro tra la Compact Dynamics ed i costruttori, le richieste sono diminuire i costi e dare uno step evolutivo, visto che alla fine della seconda stagione i problemini di affidabilità non sembrano essere diminuiti. Senza contare che la Toyota continua a puntare i piedi su un cambio del fornitore. Considerato quanto è successo dal 2020 al 2022 (anno di esordio del kit ibrido) con le battaglie su chi doveva pagare i costi di sviluppo, oggi la situazione è ancora peggiore e pensare di ridurre i costi, ed evolvere il sistema è quanto meno utopistico. Il punto di mediazione quasi obbligatoriamente cadrà sul cambiare poco o nulla, concedendo a Toyota un apertura verso l’idrogeno, e la filosofia dei carburanti a zero emissioni.