Non c’è pace per i rally, nonostante l’apertura arrivata dal ministero dello sport per un inizio di apertura delle strutture all’aperto (stadi, autodromi e impianti vari) i permessi rilasciati in questi quindici giorni sono stati concessi tutti nel rispetto della prima normativa anti-covid che non prevedeva pubblico, ed a qualche organizzatore sono stati richiesti steward per impedire..
Dalla data del 19 settembre quando dal ministero dello sport Spadafora, ha aperto stadi e strutture sportive ad un pubblico contingentato (1000 unità), era prevedibile che ci sarebbe stato bisogno di qualche giorno, o una settimana, per trasferire le nuove direttive agli enti che deliberano i relativi permessi alle varie manifestazioni. Un problema che ha portato ad un apertura degli stadi a macchia di leopardo, ma oggi di settimane ne sono passate due e le gare su strada vengono deliberate con le norme anti-covid del decreto di giugno, nessun’accenno alle nuove norme che vanno ad aprire al pubblico, anzi a quegli organizzatori che hanno sottoposto il problema le risposte sono state evasive, o meglio sembra che a nessuno sia arrivata comunicazione in merito. Ed in alcuni casi è stato richiesto di garantire il porte chiuse con la presa in carico, oltre agli ufficiali di gara, di steward appartenenti a strutture private specializzate in sicurezza o controllo del pubblico (vedi rally Adriatico). Uno dei misteri della burocrazia istituzionale, dove è difficile comprendere se si vengano a creare dei black out nelle comunicazioni istituzionali, oppure se la maniera in cui è stata scritta si presti ad interpretazione, per cui come nel caso del calcio che ha aperto a macchia di leopardo ci sia bisogno di interventi dall’alto. A lasciare perplessi è una gestione un’po’ troppo discrezionale interpretativa di un tema che è materia legislativa, oltremodo su strade pubbliche dove oltre al pubblico ci sono comunque dei residenti. Perché la formula meno pubblico meno rischi, scricchiola di fronte ad eventi dove nessun organizzatore è in grado di garantire il porte chiuse, ma nemmeno chi legifera è in grado di controllare con efficacia. Un problema da sanare quanto prima a meno che a cominciare da chi firma i permessi si preferisca restare nel cono di ombra, che sino a metà settembre era necessità.