L’appuntamento sulle strade bianche di Montalcino in appena tre edizioni storiche e due moderne, che hanno ereditato le classicissime speciali del Sanremo mondiale e poi del Tuscan si prepara a mandare in scena un’altra edizione indimenticabile, con un pienone di iscritti dove sono stati fatti letteralmente esplodere i numeri degli anni passati, sfiorando quota 150.
Gli sterrati senesi, in particolare quelli delle colline del Brunello che danno il nome alla gara di Montalcino, sono tra i più tecnicamente impegnativi, spettacolari, ed affascinanti del panorama tricolore. Capaci di fare innamorare tutti i protagonisti del Sanremo mondiale in versione asfalto, terra, asfalto, speciali entrate a fare parte della leggenda dei rally negli anni d’oro che vanno dagli anni settanta ai novanta. Nata sulle ceneri del Tuscan, nelle sue tre edizioni valide per il campionato storico su terra, il CIRTS, è cresciuta in maniera esponenziale. Essere riuscito nella sua versione storica a mettere assieme ben settantacinque vetture (tra rally storico e trofeo A112 Abarth) è un traguardo stellare, numeri superiori a quelli delle gare dell’Europeo Storico, ma anche delle serie nazionali dove abitualmente si corre sui fondi sterrati anche con le vetture storiche. Le uniche eccezioni sono delle gare evento come il Roger Albert Clark Rally, appuntamento biennale che come molte gare made in UK raggiunge numeri pesanti aprendo alle moderne e ad omologazioni nazionali, non propriamente storiche. Un traguardo doppiamente importante perché arriva alla vigilia di una stagione che nei campionati storici aprirà le porte a gruppi A ed N protagoniste dei rally nel decennio che va dagli anni novanta al duemila. Numeri altrettanto importanti sono quelli del rally dedicato alle vetture moderne; una gara con un centinaio di chilometri di speciali, senza il beneficio del traino di un qualsiasi campionato, oppure serie privata, è riuscita a passare le settanta vetture. Un elenco iscritti in linea con quelli delle gare del CIRT, posizionate tutte sulla settantina di vetture ad eccezione dell’ottantina del Val d’Orcia, e degli appena trentasei del Marche. La terra anche in questo finale di stagione batte un colpo e fa capire che non è ancora morta, gare belle ed affascinanti hanno ancora una grande capacità attrattiva, ma per capire, ed eventualmente replicare, i segreti di questo successo bisogna andare a leggere tra le righe, liberandosi dai propri preconcetti.