Quando si mettono a confronto le serie nazionali spesso il primo paragone è quello con i nostri vicini transalpini, tutte gare di due giorni al limite attorno ai duecento chilometri, ma campionati come quello Britannico o le serie Scandinave propongono gare con chilometraggi dagli ottanta ai cento chilometri o poco più.
Se le serie Scandinave propongono più o meno gli stessi chilometraggi delle stagioni che precedevano la pandemia, gare da una giornata una giornata e mezza con un range che va dai novanta ai cento venti chilometri, con rarissime eccezioni come l’Arctic superiori ai duecento chilometri. Lo stop per la pandemia qualche segno in più lo ha lasciato nel campionato del Regno Unito, oramai da parecchi anni in difficoltà, ma in occasione del Nicky Grist Stages, una classica del Galles e del campionato made in UK era difficile non soffermarsi sugli appena 71 chilometri della gara. Un campionato che però ha evidentemente puntato tutto su dei rally in formato short con il Corbeau che ha aperto la stagione (su asfalto) con i suoi ottantacinque chilometri, il Grampian Forest (prossimo appuntamento che si disputerà ad agosto) sessantanove chilometri. Unica eccezione per il momento il Jim Clark con i suoi centoventi chilometri. Ma a dare il polso della situazione è l’elenco iscritti della gara scozzese con appena sedici vetture al via ed un centinaio al via della gara abbinata a chilometraggio ridotto (106 Km). Una presenza quella della gara support in linea con quelle delle altre gare, tra i cento e i centocinquanta iscritti. Numero raggiunto anche grazie ad una regolamentazione tecnica abbastanza aperta che ingloba alle moderne storiche e omologazioni scadute, che in alcuni casi si confondo a livello normative tecniche. E’ quindi palese la difficoltà di una bella fetta del movimento di base verso le gare più lunghe, vuoi per il costo chilometrico dei noleggi, vuoi perché anche con le vetture di proprietà i costi nelle gare più lunghe pesano molto di più che nel passato. Non stiamo parlando della singola nazione, ma di buona parte dei paesi nordici, dove i rally hanno un forte radicamento territoriale. Una situazione che da un idea di quanto complessa sia la situazione, e delle risposte tutt’altro che scontate, da chi crede la formula francese sia la soluzione miracolosa, a chi ha puntato tutto come in Italia su dei format bloccati. La soluzione migliore potrebbe stare nel mezzo con qualche gara più lunga, ed altre più corte ma con dei format sbloccati. Di sicuro la cartina tornasole che emerge dal nord Europa da un idea di quanto complesso sia l’attuale quadro dei rally.