Ad oggi tutte le federazioni internazionali e nazionali stanno cercando di rimettere assieme i cocci di una stagione azzoppata in maniera importante, un tema che inevitabilmente divide ma le ragioni del provarci a tutti i costi ha ragioni molto concrete.
Il tema di chiudere i campionati, voltare la pagina 2020 e pensare di cominciare a tracciare le linee guida sulla pagina bianca del 2021 è un concetto espresso da molti appassionati, ma anche da alcuni addetti ai lavori. Una visione del futuro che sarebbe sbagliato demonizzare, ma forse un po’ troppo fiduciosa nel fatto che voltare pagina completamente qualche mese più in la permetterebbe di ripartire con le ossa un’pochino rotte, ma tutto sommato riprendendo il solito compitino che non abbiamo interrotto nel 2020 dopo le vacanze invernali. In realtà per riuscire a dare una nuova lettura al futuro più corretta ed aderente alla realtà, una ripartenza sia pure claudicante con dei campionati non dimezzati ma con qualche gara in meno servirebbe a dare delle indicazioni importanti per correggere il tiro nel 2021. Quando le corse su strada riusciranno a prendere il via, sia questo a luglio, oppure in autunno, rinunciare a un campionato può rappresentare una scelta etica, ma in questo caso una gara CIR, o di un’altra serie tricolore, in grado di andare in scena nel 2020 sarebbe obbligata a passare al 2021. Troppi i costi organizzativi a fronte di zero concorrenti. La situazione attuale sicuramente ha dimezzato (nella versione più rosea) gli investimenti degli sponsor, ed il campionato perderà molti pezzi, ma in caso non ci sia campionato nessuno investirà i propri budget su gare lunghe e costose, senza la prospettiva di un titolo. In quanto alla dignità dei titoli è ingiusto dimezzarne il valore perché ci sono delle gare in meno, l’anno passato il CIRT ha proposto solamente 5 gare, con dei format differenti, ma questo non crediamo abbia assolutamente inficiato il valore sportivo di questo. Portare avanti una serie in un momento difficile non svilisce mai il valore sportiva di questa, ma valorizza chi lavora in tutta la filiera dalle tante aziende ai prestatori d’opera occasionali. In qualche caso occasionale tra chi vorrebbe voltare pagina subito non ci sono solo principi etici, ma visioni di interesse particolare, nella speranza uno stop prolungato possa scremare la concorrenza. Una visione abbastanza miope perché scommette su una ripartenza lunga, rischia di aumentare il numero delle defezioni. Meno concorrenti, gare e preparatori significa un impoverimento complessivo, dal quale tutti escono sconfitti, in primis chi è riuscito a rimanere in piedi. Un principio di economia generale che non ha mai dato ragione a chi in tempi di crisi ci ha scommesso su.