La cancellazione al Ciocco della speciale numero 6, la noi TV, dal punto di vista agonistico non lascia tracce considerata la sua lunghezza inferiore ai due chilometri, ma da un punto di vista organizzativo lasciano sempre più perplessi i percorsi dove la testa della gara rischia di pestare la coda. Una tabella non può essere gestita ad elastico in funzione dell’elenco iscritti.
Nelle prime gare della ripartenza l’altissima attenzione rivolta alle problematiche legate al contenimento dell’afflusso del pubblico, non ammesso sui percorsi, ha mantenuto altissima l’attenzione ai dettagli organizzativi, che si riflettono sulla gestione della gara stessa. Un’attenzione che si è moltiplicata esponenzialmente per chi è al timone della gara, ed ha ridotto al minimo l’attribuzione dei tempi imposti alla coda delle manifestazioni. Ma con il passare delle settimane la pressione inziale si alleggerita e l’impressione è quella di un lento ritorno a quella che era considerata la prassi. Se il timore più grande è quello di ritornare in poco tempo ad un abuso dei tempi imposti, che a volte dimezzava le gare per chi era costretto a partire in coda. Oggi si comincia ad intravedere il primo dei segnali preoccupanti, ovvero quello delle tabelle di marcia stabilite dagli organizzatori, ovviamente in accordo con chi poi prenderà in mano le chiavi sportive dell’evento, studiate a per un certo numero di concorrenti che in caso di un numero di iscritti imprevisto obbliga ad aggiustamenti in corso d’opera che non sono mai il massimo. Questa volta è stata la cancellazione di una speciale, al Valtiberina invece era alla base del pasticcio dei due minuti, due casi dove si sarebbe potuto evitare questi scivoloni. Se un organizzatore presenta un certo programma dovrebbe essere chi dirige la gara a fargli presente le problematiche e di conseguenza se quella è la scelta dare un tetto alle iscrizioni. Altrimenti ritorna a rincorrere gli errori ed a metterci delle pezze che poi pesano ingiustamente sulla testa degli organizzatori, la professionalità che richiede la gestione di una gara forse dovrebbe fare uno step in avanti rispetto a quelle prassi consolidate, ma che fanno a pugni con la parola professionalità.