WRC E LE CANDIDATURE CIVETTA

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L’ultima in candidatura in ordine cronologico per il WRC è quella di un improbabile Canada 2023, ma l’impressione è che sia lo stesso promoter a giocare con candidature più o meno probabili con un mondiale che qualcuno teme di vedere ridotto nel tempo con 18 o 20 gare tra un paio d’anni ma nella realtà ad oggi non è riuscito a schiodarsi da quota 13.  

E’ evidente che ne la Fia ne il promoter credono alla scaramanzia, visto che dal forfait della Cina sono rimasti inchiodati a quota 13. Il ritmo delle candidature è a dir poco incalzante una al mese, qualcuna con delle basi credibili altre totalmente buttate in aria, ed il lato umoristico di tutta questa pantomima è che per restando fermi a quota 13 e con poche chance limitate di avere almeno un paio di candidature sicure per il 2020, per aggiungere al calendario almeno una o due gare, ogni tanto qualcuno rilancia l’ipotesi di gare più corte, obbiettivo diminuire i costi gara per fare spazio a un maggior numero di gare. L’ultima candidatura è quella Canadese, rilanciata a fine Svezia dal promoter che ha detto di volere aggiungere un altro evento on-ice. Ma sopratutto spendendo un buon numero di elogi per una gara sempre più ad alto rischio, ghiaccio e freddo ma anche finanziario. La prossima potrebbe essere una delle repubbliche Baltiche, che però geograficamente sono ancora più a rischio della stessa Svezia. La lista è ormai lunghissima e va dal sud America all’Africa con Cile, Kenya, Croazia, Giappone. In realtà l’unico progetto che potrebbe avere adeguate coperture finanziarie è il Giappone che però lascerebbe l’isola di Hokkaido, e quindi l’eventuale possibilità di un rally invernale. I dipartimenti interessati sarebbero quelli di Aichi, Gifu e Honshu, quelli del Monte Fuji, nella regione dove mamma Toyota ha i suoi stabilimenti. Questa ad oggi è l’unica candidatura che sembra avere le carte in regola con i tempi per disegnare percorsi ed un edizione 0, ma sopratutto in possesso delle credenziali per avere budget veri, e non solo promesse politiche come quelle Croate. Diciamo che forse il 2019 o il 2020 potrebbe riuscire ad avere un WRC con almeno 14 gare. Quindi è difficili intravedere ragioni per andare a modificare il format. Tutte queste candidature però hanno il sapore di una specie di sondaggio permanente, per misurare gradimenti ed indirizzi. Fuori dei giochi abbiamo lasciato i Neo Zelandesi perché loro hanno percorsi, edizioni zero, uno, due ecc.. ed anche il budget gara. Loro però sono laggiù, dall’altra parte del mondo, ed i costruttori o se vogliamo chi gioca per questi, a storto il naso ad una così onerosa trasferta. Così le richieste si sono gonfiate, raggiungendo un tetto che ha obbligato il pool organizzativo a gettare la spugna. La realtà sembra abbastanza distante dalle dichiarazioni di intenti, dei tanti candidati, ma anche di quello di un promoter che potrebbe non essere così aperto ad allargamenti a meno di forza maggiore $.               

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