La storia del WRC rally ha sempre vissuto tra alti e bassi, con le rally1 si è semplicemente continuato in un trend a perdere, iniziato con le WRC Plus, costi elevati sicuramente ma in realtà non così determinanti, due costruttori e mezzo sono perfettamente nella media di un mondiale che dalle gruppo B ad oggi ci ha proposto stagioni con due e anche una sola casa.
A volte vedere i commenti di chi pone a rischio lo status di titolazione mondiale, nel caso il WRC perdesse altri pezzi, un idea legata a regole, ma sarebbe più corretto dire a un concetto, venduto dall’alto quando il vento gonfiava le vele. Oggi una norma non va ad incagliare nulla se mai viene rivista, basta guardare un WRX oramai in caduta libera, senza costruttori oramai da anni, e in questa stagione dopo lo stop imposto alle RX1e si è passati alle RX2e, un trofeo monomarca dove le vetture sono vestite con la stessa scocca. Trattandosi dello stesso promotore è quindi evidente che sarebbe WRC anche con un solo costruttore, e nella disperazione assoluta mancasse anche quello ci sarebbero sempre le WRC2. Ma in realtà basta fare un salto in dietro di una decina di anni ed i costruttori erano solamente due Citroen e Ford, si ciurlava nel manico con le squadre private, ma le vetture ufficiali e relativi piloti erano appena quattro o cinque. Con le altre squadre si riusciva a mettere assieme altre dieci vetture, occasionalmente una quindicina, ma di giovani talentuosi cresciuti in quelle stagioni in queste squadre possiamo contare: Ogier, Neuville e Tanak. Tutti gli altri avevano valigie personali e tra giovani meteore, pensionandi e armatori, senza andare a riprendere in mano le impietose classifiche, anche lo spettacolo per il pubblico piangeva a parte una seconda manciata di piloti. Ed a conti fatti ci si ritrovava come oggi con una decina di vetture in grado di dare spettacolo. Negli anni novanta, prima che l’omologazione delle WRC fosse legata ad un impegno triennale nel mondiale, con le gruppo A prima Lancia e poi Toyota hanno disputato delle stagioni in perfetta solitudine, dove c’erano altri costruttori impegnati in mezze stagioni a spot, ed anche in quelle gare europee appuntamenti irrinunciabili per tutti, la lista dei top a stento si avvicinava alle dieci unità. Oggi il problema principale è legato all’appeal della specialità, tecnologicamente ci si è spostati troppo dal concetto di banco di prova per dimostrare la bontà del proprio prodotto. Ma soprattutto per andare incontro al piccolo schermo si sono snaturati molti aspetti di uno sport legato al territorio, ed al suo impatto su questo, che diventava un evento per la sua capacità di attrarre pubblico a bordo strada.