DAKAR E I REVISORI DEI TEMPI

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La Dakar ha mandato in scena appena due frazioni, ed in entrambe la classifica di tappa, o meglio il nome del vincitore è stato modificato a tavolino, con l’aggiustamento dei tempi, prima Chicherit ha dovuto cedere la palma a Quintero, mentre nella 48 ore è toccato ad Al Rajhi cedere il primato a Baciuska.

Cambiare o correggere i tempi a tavolino, dal punto di vista dell’immagine di una competizione non è mai una cosa positiva, soprattutto quando è già stato decretato il vincitore della frazione al traguardo oramai da qualche ora. Indipendentemente dalle sacrosante ragioni di chi si è visto restituire il maltolto, dai tempi del collegio al quale spetta anche udire l’equipaggio, o meglio visionare eventuali camera car a prova di quanto è successo. Così il sabato sono stati abbuonati a Seth Quintero i novantacinque secondi lasciati nello stop per soccorrere Laia Sanz, immediatamente dopo il suo incidente. Sottraendo quella minutata e mezza alla sua classifica scratch, si è ritrovato davanti al vincitore Chicherit di 55” (grazie alla revisione dei tempi). La musica non è cambiata il lunedì quando si è conclusa la seconda tappa, quella delle quarantotto ore, Yazeed Al Rajhi è stato per molte ore accreditato del miglior tempo accumulato nelle due giornate, almeno sino a quando Rokas Baciuška, si è visto correggere il tempo perso in un rifornimento difettoso. Così un altro vincitore si è visto saltare nella classifica di tappa dopo avere pregustato a lungo il successo, ma soprattutto quei successi erano già stati rilanciati sui siti di informazione di tutto il mondo. Oppure molto più semplicemente chi si accontentava di leggere la classifica, ha trovato per poco meno di una decina di ore il nome del vincitore sbagliato, se poi da qualche parte in piccolo ci sta scritto classifica provvisoria, alla velocità con la quale corre l’informazione oggi, questo è una sorta di dito dietro al quale nascondersi. Decisioni sportivamente incontestabili, ma fa specie che ASO una struttura leader nella comunicazione, continui a viaggiare con la lentezza di venti trent’anni fa. Oggi anche la gestione sportiva dell’evento deve snellirsi e modificarsi per stare al passo con i tempi, quanto meno segnalare immediatamente quei casi la dove ci siano in ballo delle revisioni rilevanti. In un mondo dove una gara come la Dakar oppure il WRC ci permettono di seguire la gara prima della fine di una speciale con gli intermedi, i tempi della giustizia sportiva non possono essere quelli di quando il mondo viaggiava con due marce di meno. Ma soprattutto la comunicazione deve arrivare dietro le quinte, in troppe occasioni direzione gara, collegi e chi tira le file della comunicazione gestiscono la parte più squisitamente sportiva in maniera abbastanza secretata. Un vizio antico che in molti fanno fatica ad abbandonare nel nome di una tradizionalità poco disposta ad adeguarsi ai tempi.

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