Un lieve rialzo della curva dei contagi, dovuta soprattutto a singoli focolai, è alla base della proroga dello stato di emergenza al 31 ottobre, una decisione che non ferma i piani di riapertura e per le manifestazioni sportive dove potrebbe arrivare uno spiraglio a metà agosto ma più probabilmente a settembre.
Come era prevedibile la proroga alla fine di ottobre dello stato di emergenza arriverà la prossima settimana, decisione giustificata con l’inversione della curva dei contagi tornata a salire a causa di molti piccoli focolai ben delimitati. In realtà si tratta di una decisione abbastanza scontata, in linea con molti paesi Europei che hanno fissato la data del 31 ottobre per rivedere le norme anti-contagio. Una proroga che però non implica nessuno stop agli allentamenti delle misure di restrizione, contrariamente a quello che è sentore di molti. Da parte di tutti gli sport e manifestazioni pubbliche in genere ci sono forti spinte per arrivare ad una prima riapertura al pubblico, sia pure in maniera contingentata, ed in osservanza della distanza sociale. Ma il sentore è quello che si dovrà attendere settembre, che in realtà era la prima dead line fissata per la ripartenza delle manifestazioni sportive, almeno prima che qualcuno facesse notare al governo che il concetto di sport oggi significa posti di lavoro con importanti filiere economiche. Molte federazioni stanno lavorando a pieno ritmo sui protocolli per la riammissione del pubblico, ACI compresa visto che un’apertura ad inizio settembre potrebbe permettere di recuperare almeno un po’ di ossigeno per il gran premio di Monza. Quindi per i rally il sentore è quello che si dovrà restare ancora un mese nel limbo, una situazione che probabilmente si andrà a condividere con il grande ciclismo, che ripartirà ad agosto. Il protocollo delle due ruote è simile a quello dei rally, che non vieta specificatamente, lasciando una porta aperta, ma che chiaramente è tenuto a rispettare la legge generale che per il momento non prevede la presenza del pubblico. In molti hanno chiesto più chiarezza, che da un punto di vista deontologico sarebbe dovuta, ma questa potrebbe comportare come in molti paesi anglosassoni vietare le manifestazioni, tagliando così la testa al toro.