La gara di Fafe è partita in condizioni meteo complicate, esattamente come l’anno passato, ma questa volta nessuno è riuscito a fare il vuoto e nella seconda frazione è andata in scena una lotta a tre tiratissima con la sorpresa Heikkila, un super Ostberg e il rimontante Paddon che sulla power stage finale da il colpo di reni e si porta a casa un primo round stellare.
La frazione del sabato ha mandato in scena quello che le previsioni meteo avevano preannunciato, forse tutto sommato meno peggio di quanto ci aveva proposto la passata stagione, anche se da queste parti è difficilissimo replicare le stesse condizioni da una vallata all’altra. Questa volta a fare la differenza, oltre all’ordine di partenza sono state le cancellazioni ben tre speciali oltre a quella sospesa dopo pochi passaggi per l’incidente di Armindo Araùjo. Una tappa selettiva per le sue condizioni e le sue trappole, se viene letteralmente dimezzata fa classifica anche quello che non si corre. La seconda frazione si è aperta con un teorico testa a testa tra Heikkila ed Ostberg, ai quali si è aggiunto un Paddon, leggermente attardato nella speciale di ieri dove pioveva di più, oggi con una rimonta imperiale è riuscito a riagganciare il duo di testa. Così dopo centotrenta chilometri di speciale a consegnare la classifica finale è stata la power stage finale la Fafe Lameirinha, probabilmente la speciale più conosciuta del mondiale rally, con il suo famosissimo salto finale, non troppo distante dall’innesto terra, asfalto, terra. Un finale durissimo da inghiottire per il leader provvisorio Mikko Heikkila, che non si lascia intimorire dal pedigree del neo zelandese, e ci prova ma inciampa in una foratura che lo obbliga a fermarsi a cambiare la ruota. La sua leadership e i suoi sogni vanno in frantumi e si deve accontentare di un ottava piazza che vale quanto un pugno di mosche. A festeggiare è un Paddon in uno stato di forma XXL, sotto il profilo agonistico ma soprattutto mentale, nella prima giornata ha pagato dazio la dove c’era più fango, ma oggi è partito per andarsi a prendersi il successo e lo ha fatto con la determinazione dei tempi d’oro, piegando Heikkila ma anche un cagnaccio come Ostberg. La seconda piazza per il Norvegese è un mezzo regalo, che però viste le ambizioni veste molto stretta, mentre l’estone Linnamahe quando stava già contemplando la sua medaglia di legno, al collo si è trovato quella di bronzo come l’anno passato. A chiudere la top five ci pensano il polacco Marczyk e il francese Bonato, seguiti in sesta posizione da un Breen autore di una rimonta scatenata.