Dalla commissione rally della FIA è stata prodotta una proposta ratificata dal consiglio mondiale di dicembre per l’estensione della vita delle rally2 di prima generazione (R5), alle quali è stata concessa la possibilità di avere cinque jolly di omologazione, per restare appetibili sul mercato, nonostante gli anni.
La norma è passata sul tavolo del consiglio mondiale senza sollevare particolari clamori, anche se sarebbe più corretto dire nell’indifferenza generale, d’altronde quanto non riguarda direttamente il WRC e le altre serie internazionali titolate non stuzzica il grande pubblico. Una regola apparentemente chiara sulla carta ma meno nella pratica, con implicazioni filosofiche dalle quali cominciano ad emergere delle contraddizioni importanti sul futuro della specialità. Parlare di un estensione della vita non è la dicitura corretta, perché la concessione di un nuovo pacchetto di omologazione (cinque jolly), in realtà apre alle vecchie Rally2 una nuova prospettiva di vita. Le vetture in questione vanno dalle Stellantis, Peugeot 208 T16 e Citroen DS3, alla Ford Fiesta, quasi tutte parcheggiate nei sottoscala delle officine, ma con alle spalle dei costruttori presenti nelle competizioni con delle nuove Rally2. La Citroen C3 per Stellantis oppure la Fiesta Mk2 per M-Sport, e la Fabia RS per la casa di Mlada Boleslav. Questo solleva un gigante punto di domanda su cosa faranno questi costruttori, sino a oggi sono prevalsi gli interessi commerciali; spingere i clienti a comperare il prodotto nuovo, ed almeno in superficie non si intravedono cambi di strategia. Un estensione quasi sicuramente caldeggiata da qualche costruttore, ma come è già successo in passato non sorprenderebbe nessuno decida di approfittarne. Gli obbiettivi FIA sono quelli di restituire un valore commerciale a queste vetture, ma anche quello di ampliare il parco macchine dei rally sempre più ridotto. Questo perché le nuove evoluzioni nel giro di un paio dalla loro uscita pensionano un importante numero di vecchie auto (a volte con solamente un paio di anni di vita sportiva), ed a questo fattore si devono sommare i problemi produttivi legati alle materie prime che hanno ridotto dal 2020 in avanti il numero delle vetture immesse sul mercato dei rally. Emerge però anche una forte contraddizione di visione sul futuro, quello di uno scollamento tra una produzione dove i nuovi modelli sono quasi tutti ibridi e elettrici e quindi non compatibili con i rigidissimi regolamenti tecnici. Un assurdo totale che spinge il WRC verso un ibridazione obsoleta e con una componentistica comune, mentre una compatta sportiva come la Suzuki Swift Sport Hybrid può avere solo un omologazione nazionale, perché fuori dalla gabbia delle regole tecniche delle categorie incluse nella piramide FIA.