A vincere la classicissima d’Africa è stato un Evans in versione XXL, con il giusto passo per ogni frangente della gara, ma a trionfare è stato lo stesso Safari che nella versione corta è riuscito a proporre un concentrato ristretto della gara di un tempo, una gara durissima come mai si era visto prima.
Dopo due tappe devastanti per le vetture, dove per tutti i piloti l’ultimo problema era buttare il cuore oltre l’ostacolo, chiudere l’interruttore e tenere giù. L’equazione è stata ben più complicata perché bisognava andare più forte degli avversari, con un passo in grado di preservare meccanica e tenersi lontani da svarioni e forature. Evans ha interpretato alla perfezione due tappe durissime, davanti a tutti ma sempre un filo sotto la sua soglia di errore, riuscendo a preservare meglio di chiunque altro la meccanica della sua Yaris. Una gara conclusa nella mezza tappa della domenica, dove il dragone piglia tutto ammirato al Montecarlo e in Svezia, capace di portarsi a casa ben diciannove extra point del super Sunday, si è adeguato alla gara e non si è curato minimamente dei punti extra. Nelle cinque speciali disputate si è limitato a regolare il passo gara una manciata di decimi di secondo a chilometro sotto quelli delle Hyundai di Tanak e Neuville che lo inseguivano. Abbastanza per stressare il minimo necessario la meccanica, approfittando di un capitale di due minuti di vantaggio tutto da gestire. Alle sue spalle Tanak e Neuville vanno a completare un podio che porta ad Alzenau un bottino di punti costruttori preziosissimo, in una gara che in tutte le sue edizioni aveva concesso alla casa coreana uno sbiadito terzo gradino del podio con Tanak nell’edizione venti ventuno. Le Hyundai hanno mostrato ancora delle carenze di affidabilità, qualche cedimento di troppo e qualche eccesso dei piloti che hanno pagato in maniera particolare in termini di forature, li ha presto tagliati fuori dalla lotta per il successo. Ma nel complesso Ott e Thierry hanno saputo reagire bene alle loro sventure, ed alla fine con i giusti compromessi velocistici hanno portato a casa due risultati consistenti, importanti in un’ottica campionato. Takamoto Katsuta ha provato ad andare a caccia dei punti extra, ma non è più riuscito a recuperare il podio perso negli ultimi chilometri della frazione del sabato. La mezza minutata dal podio poteva essere colmabile, Taka si è portato a casa uno scratch ma il Belga si è difeso alla grande. Troppe nelle prime due tappe le sbavature del giapponese, manciate di secondi concessi tra svarioni e forature agli avversari, con un passo sempre un pizzico sopra le sue possibilità ha buttato via un podio alla sua portata. Come ciliegina finale sulla power stage ha aggiunto alla sua collezione un bel cappottone, e solo grazie all’aiuto del pubblico è riuscito almeno a salvare la quinta posizione. Quarto a sette minuti un Pajari incredulo; partito per fare esperienza e macinare chilometri questo ha fatto senza ne infamia ne lode, ed il risultato gli è stato servito su un piatto di argento dalle disgrazie altrui. Gara da dimenticare per Rovanpera, dopo un’altra foratura deve issare bandiera bianca in trasferimento per un problema elettrico, un ritiro che gli vale un indigesto zero assoluto.