FIA GIUSTIZIA PER CAMPIONATI

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Negli ultimi anni la giustizia sportiva in più di una occasione ha preso delle decisioni quanto meno discutibili, mettendo in luce una forbice interpretativa un po’ troppo larga, il caso Veiby apre una nuova parentesi, quella di una giustizia legata al campionato che vale da una parte ma ti da una scappatoia dall’altra.

Il caso di Veiby in Portogallo ha collezionato una lista di violazioni non indifferenti: ha omesso di denunciare i suoi contatti con persone positive al covid-19, è risultato positivo dopo lo shakedown, ed ha lasciato il Porto per andare in quarantena a casa (violando non norme FIA ma quelle di tutti i paesi del mondo, dove la quarantena è regolamentata dalle leggi di quel paese). Un caso da sospensione della licenza, poi che si parli di un anno, oppure tre o sei mesi poco cambia, il segnale sarebbe adeguato alla gravità dell’infrazione. Ma l’interdizione per sei mesi dalle gare del WRC, ma non dalle altre serie FIA come l’ERC ha del ridicolo, a livello giurisdizionale rappresenta il minimo storico. La gravità dell’infrazione non la decide questo o quello, ma la FIA stessa, quando ha emanato una serie di regolamenti per combattere il Covid-19 molto rigidi: tamponi come piovesse, restrizioni e service park blindati con regole severissime. Possiamo comprendere che avere una facciata irreprensibile sia un dovere per la stessa funzione pubblica che ha lo sport, ma se poi il cartellino rosso vale solo per il WRC e uno può rientrare dalla finestra dell’ERC, come se si trattasse di gara di un ASN nazionale che non accetta le regole FIA, oppure di una gara delle parrocchie Lettoni, della giustizia sportiva possiamo farne tranquillamente a meno, perché è evidente che la bilancia è sbilanciata. Molte delle normative Covid sono legate agli alti e bassi delle regole nazionali con le quali si ha a che fare in questo e quel paese, ma esistono delle basi fondamentali in fatto di trasgressioni, ed il fatto che Veiby ha lasciato il Portogallo per andare a fare la quarantena a casa sua è una violazione da arresto (nel caso di un controllo alla frontiera). Per cui non esiste sospensione dal campionato, ma della licenza e basta; dai tre ai sei mesi sarebbe anche una pena tutto sommato soft visto che alcuni piloti per questioni di ricognizioni si sono visti sospendere la licenza per anni. Un altro caso Covid dove nessuno ne è uscito migliore, ma si è riusciti solo a raschiare un fondo che non si pensava potesse arrivare tanto in basso.

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