Il siparietto che oramai da qualche mese sta andando in scena in Hyundai del tutti contro tutti sta mettendo in imbarazzo un board che sino ad oggi ha voluto gestire in maniera indiretta la squadra, optando per mantenere Moncet nello scomodo ruolo di supplente, mentre i due galletti Tanak e Neuville si punzecchiano in continuazione, ed ogni occasione..
La decisione di non decidere, ovvero disputare l’intera stagione senza un team manager nel pieno delle sue funzioni, ma lasciare in balia di se stesso un Moncet nel ruolo di facente funzioni, almeno dal punto di vista dell’immagine ha trasformato la squadra di Alzenau in una sorta di pollaio dove tutti starnazzano a ruota libera. Dieci lunghissimi mesi dove è stata minata la figura di Moncet, capo mai confermato, ed ha scatenato una lotta di potere tra i due top driver della squadra per cercare di influenzare le decisioni, ed anche eventuali future scelte a livello dirigenziale. L’impressione è che la nuova presidenza abbia voluto a provare a dirigere in maniera indiretta la squadra, filtrando il passaggio con un team manager ammezzato. Nei primi mesi dell’anno quando c’era da recuperare il ritardo su una vettura ridisegnata, che ha messo le ruote a terra solamente a dicembre, si sono tutti concentrati sul lavoro da fare, ma da quando la vettura ha trovato la giusta affidabilità, ed ha cominciato a vincere la situazione è andata completamente fuori controllo. Da una parte c’è un Moncet che non esterna e cerca di metterci una pezza, ma in realtà forse è il più arrabbiato di tutti perché si trova in una posizione sempre più scomoda, con una semplice delega agli affari correnti. Non è certo un caso che in Grecia a congelare le posizioni è stato un messaggio del presidente. Tanak dopo avere chiesto ripetutamente un nuovo management, ha iniziato un braccio di ferro verbale con Neuville, fatto di continue frecciatine da una parte e dall’altra. Tutto bellamente a favore di telecamere, ma senza mai guardarsi realmente in cagnesco. Situazione che non è certamente nuova, in particolare a fine anni novanta i duelli all’interno delle squadre si sono ripetuti in più di un’occasione, allora volavano meno parole però i piloti facevano fatica a incrociare gli sguardi, e si creavano dei clan interni che rendevano l’aria irrespirabile. Questo scontro invece dietro alle dichiarazioni di facciata sembra addomesticato, con Ott e Thierry entrambi impegnati a fare crescere la vettura, ed anche in gara quando la battaglia è più serrata non mai rischiato più del dovuto. Se prima della gara Neuville ha dato corda a chi gli chiedeva delle vicende della squadra, parlando con conoscenza che non aveva (come quando ha parlato di una quarta vettura per Solberg); gettando così benzina sul fuoco. Tanak ieri non è mancato di lamentarsi di un ibrido che in più di un occasione funziona a intermittenza. A mettere ulteriore pepe si è aggiunto un amareggiato Solberg, che ha messo sul piatto l’equazione rinunciare ai giovani significa pensare allo stop.