Solamente una settimana addietro agli altari delle cronache era salito il rally della Lana, che ha dovuto fare di conto con il tema ricognizioni, questa settimana è arrivato il colpo di spugna che ha cancellato il rally Dolomiti, con gli organizzatori messi all’angolo per la richiesta di gestire il pubblico esclusivamente nelle aree predisposte.
Il mondo continua ad andare avanti nonostante tutto e tutti e non stiamo parlando solo della nuova era green, ma di un mondo che volenti o nolenti tra leggi e balzelli continua a stringere le maglie di cosa si può e cosa non si può fare. A volte nel social bar dei rally i cori che si levano dalla curva degli ultras lasciano perplessi, come se le soluzioni a questo o quello fossero sotto gli occhi di tutti, un bel passo indietro e tutto tornerebbe al suo posto. Dimenticandosi che domani continueremo a svegliarci nel 2023 e non nel 1983, e se una pattuglia ci ferma senza cinture non solo siamo in multa, ma vediamo una bella manciata di punti patente volare via. Uno schiaffo forse più pesante dell’ammenda stessa; patente a punti, un oggetto che negli anni ottanta nemmeno immaginavamo potesse irrompere a gamba tesa, ma con la quale abbiamo imparato a convivere. Tralasciando l’argomento ricognizioni trattato la settimana passata, su cui ci sarebbe ancora molto da dire visto come si è spaccato il tono dei commenti pro e contro la decisione, perdendo spesso di vista il punto di quanto queste siano sempre state nel tempo uno degli ostacoli maggiori per chi organizza nel 1983, come nel 2023. Il pubblico, o meglio la gestione spettatori allora come oggi è rimasta una nota dolente, e definire la normativa della circolare n.68 del Ministero dell’Interno del 02 luglio 1962, un cavillo, oppure una regola obsoleta fa veramente sorridere, visto che si tratta di norma più in linea con le esigenze del nuovo millennio, rispetto a quelle del 1962. Le immagini delle speciali del Sanremo mondiale in toscana, come quelle di molte altre gare: l’università al rally della Lana, ecc.., differiscono da oggi negli eccessi di massa, ma sul discorso sicurezza la strada da fare è ancora tanta. A migliorare la situazione sicurezza è stata soprattutto la caduta verticale del pubblico presente sulle speciali, meno interessato allo spettacolo dei rally, forse, ma soprattutto allontanato in maniera energica dalle prove negli anni a cavallo del nuovo millennio. Gli organizzatori per una decina di anni hanno aperto la caccia allo spettatore, rivedendo i percorsi a misura di super appassionati, disposti ad affrontare scarpinate chilometriche, oppure levatacce che gli permettessero di arrivare sulle speciali prima della chiusura. Per il resto quando si affronta l’argomento si girano tutti dall’altra parte: autorità territoriali, prefetture e forze dell’ordine, organizzatori, federazione, ed anche lo stesso pubblico che vede sempre le mancanze altrui ma non le proprie. Ma girarsi dall’altra parte non è la soluzione, come non lo è pensare che se non si paga un biglietto chi guarda non sia sotto la propria responsabilità. E dall’altra che si è liberi di fare quello che si vuole. Non affrontare l’argomento è quanto di peggio perché o prima o poi il problema si ripresenterà, ed allora forse non basteranno delle risposte di buon senso, ma si dovrà risposte in punta di norma.