Terra senza pace, mentre in lontananza si odono ancora gli echi del caso Consani a fine San Marino arriva la non conformità ed automatica esclusione di Andreucci, con il Garfagnino che contesta la decisione in appello, ma più che la decisione del collegio sportivo lascia perplessi la metodologia di una verifica che accerta un’anomalia e nulla più.
Nel caso della Citroen C3 da quanto è trapelato più che di una contestazione tecnica specifica sembra si sia fatto bastare il metodo della nonna, ovvero tappare l’aspirazione e constatato che il motore non si spegneva dedurre ovviamente che c’era un’anomala immissione di aria nel motore. Metodo incontestabile per individuare un eventuale problema, ma che dovrebbe essere approfondito, per quanto possibile nell’immediato. Bloccare la vettura per ulteriori accertamenti, rimandando eventuali decisioni a controlli più approfonditi che non si possano fare immediatamente, dovrebbe essere prassi, senza attendere l’appello del pilota. L’argomento tecnico in questione è decisamente delicato, perché il ventaglio delle ipotetiche ragioni spazia dalla frode sportiva, ad una rottura di qualche particolare nel corso della gara che provoca una anomala infiltrazione di aria nel sistema di aspirazione, ad un eventuale problema sul tappo o sui tipi di tappo usati per la verifica. Una forchetta che richiede obbligatoriamente chiarimenti in primis per lo stesso pilota, che nel caso di un errore merita una risposta immediata, ma anche nel caso di una rottura o di altra anomalia che comporti comunque la squalifica merita chiarimento che a va sua parziale discolpa morale perché non responsabile diretto di quanto è accaduto. Ma in un caso del genere non devono esserci dubbi, perché l’aspetto della regolarità tecnica è un nodo fondamentale nello sport dei motori e lasciare le porte aperte a dubbi e punti interrogativi di vario genere fa male soprattutto se non si chiariscono i motivi dettagliati della squalifica.