Al Ciocco il campionato tricolore è partito con il suo nuovo regolamento che per l’attribuzione dei punti spezza il rally in due gare distinte. Polemiche e contestazioni ma nemmeno poi così rumorose, per un nuovo sistema che ha rivelato sia dei contro che dei pro. Ma sopratutto ha messo in evidenza rally con chilometraggi troppo ridotti.
La levata di scudi c’è stata, ma non è stata poi così rumorosa, o meglio risulta difficile fare rumore quando si è troppo frammentati ed a chi adduce ragioni logiche si vanno a sommare la schiera di chi non vuole cambiare, oppure il cambiamento lo vede a modo suo e basta.
Tra i pro c’è quello di quei nuovi temi tattici che pone in più il fatto di giocarsi i punti su due gare distinte. Quindi molte scaramucce in più e non si corre il rischio di una seconda tappa tutta corsa in controllo; si da un senso vero al super rally o rally2 che lo si voglia chiamare.
Tra i contro fondamentalmente ne spicca uno su tutti, le tre classifiche che scaturiscono dalla gara. Ottimo per chi sa fare comunicazione che può trovare maggiori spunti per l’auto incensarsi, abbastanza complicato per la comprensione di chi è del settore (considerato che se a fine gara devi consultare una classifica devi averne tre), figuriamoci per chi si interessa di rally solo ogni tanto. E questa probabilmente sarà la ragione che potrebbe a fine stagione fare ritornare sui propri passi i legislatori.
Quello che però è emerso in maniera macroscopica sono i chilometraggi oramai troppo ridotti del CIR. Si perché con il rally in versione 2015 i chilometraggi ridotti si mascheravano molto meglio, una mezza tappa appiccicata spesso l’ultima giornata, ed un altra bella sostanziosa con almeno un centinaio di chilometri di speciali. Adesso invece le due tappe devono essere bilanciate e 70/80 chilometri risultano davvero miseri per un Italiano. Va bene la riduzione dei costi, ma per chi vuole essere della partita fare due tappe di un centinaio di chilometri non cambierebbe di certo la vita.