In questi giorni che si comincia ad intravedere uno spiraglio per la ripartenza in molti stanno avanzando proposte e ricette per la riapertura, in particolare quelli economici, ma dopo un breve passaggio ai raggi X emergono molti problemi concreti, ma le soluzioni sono quasi sempre one way, con al primo posto le priorità legate agli specifici interessi.
Il mondo dell’automobilismo e nello specifico delle corse su strada, come l’intero universo legato allo sport sarà uno dei comparti sociali che dal lockdown rischia di uscirne con le ossa ancora più rotte di tutti gli altri compartimenti produttivi, turismo compreso. Oggi per molti il problema resta la ripresa con una ristrutturazione dei calendari, chi spinge per ridurre all’osso i calendari puntando a dare una parvenza di integrità alle serie nazionali, ed altri che immaginano un restart con le gare più ridotte in chilometraggio e durata. Per ora senza date è difficile avere una visione realistica del futuro, quello che però è facile immaginare è un tentativo di partenza in ordine sparso dove sarà difficile dare soddisfazioni a molte istanze. Perché i paventati cambiamenti per dare corso a quello che oggi molti vogliono positivamente vedere come un nuovo corso della storia, sul tavolo delle proposte troppi luoghi comuni. In testa a questa lista dei desideri ci sono i costi delle iscrizioni da rivedere verso il basso, per agevolare i piloti ed arginare la desertificazione degli elenchi iscritti. Una soluzione che onestamente lascia perplessi, visto che in un panorama dove circa l’80% delle vetture (a volte anche di più) al via nei rally sono noleggi. Quindi anche se il costo di una iscrizione dimezzasse, per piccola che sia la classe di una vettura, si andrebbe ad incidere in maniera percentualmente irrisoria sui costi di una gara. Innegabilmente anche una piccola goccia in certi momenti è importante, ma la maggioranza degli organizzatori se la passa anche peggio, la galassia dei partner territoriali rischia di marcare visita non solo per il 2020, ma anche per il 2021. Con il prospetto più roseo di perdere almeno 1/3 degli iscritti, se non addirittura la metà, per gli organizzatori rimanere in piedi è una sorta di missione impossibile, figuriamoci se si pensa di andare ad intaccare quella che rischia di essere la sola voce nella colonna delle entrate. Se poi entriamo nei fardelli imposti dalla federazione la situazione è ancora più complessa, spesso si punta l’occhio su cose che possono risultare superflue ma nel complesso del budget di una gara hanno un peso minimo rispetto ai costi della sicurezza (che assieme alle assicurazioni è una delle voci più gravose). Dare soluzioni oggi è un compito molto difficile dal quale è quasi impossibile uscirne senza le ossa rotte, perché il motorsport oggi è diventato un insieme di micro interessi spesso rimasti a galla in virtù della passione, ma adesso questa potrebbe non essere più sufficiente. Per riuscire a superare lo scenario difficile che si andrà ad aprire molto presto occorrerà una coralità che continua a latitare, senza la quale..