Ad Alba la massima serie tricolore supera il giro di boa, ed i protagonisti del CIAR si preparano ad una altra sfida campale tra Crugnola, De Tommaso e Andolfi, ultima spiaggia per Basso e Albertini che devono puntare direttamente al podio se vogliono cercare di chiudere un gap sempre più pesante nei confronti Andrea e Damiano.
A fare clamore nell’elenco iscritti di Alba sino ad oggi sono stati i piloti stranieri, tra i quali spicca il nome di Paddon, uno di quei personaggi uscito dal giro dei top del WRC per la carenza di sedili, ma in carniere ha un successo (Argentina 2016) e otto podi iridati. L’ultima gara su asfalto l’ha però disputata nel 2017, ed è difficile immaginare possa essere della partita. Lefebvre e Llarena sono sicuramente più votati all’asfalto, ma è difficile possano riuscire a impensierire i nostri visto che si tratta di due ottimi passisti, ma in velocità pura non hanno mai brillato. L’unico veramente ostico è un Gryazin che asfalto o terra sa andare fortissimo ovunque, il suo obbiettivo primario è macinare chilometri e registrare il suo passo su quello dei migliori, ma se avrà l’occasione di dare una zampata di sicuro non starà a guardare. Trattandosi di una gara nuova per tutti, sicuramente non pagherà alcun dazio alla pattuglia Italiana che però si presenta con quattro punte di diamante, e le prime due Crugnola e De Tommaso in stato di grazia. Per Andrea parlare di stato di grazia è definizione che gli calza stretta. Dal 2020 ad oggi il suo ruolino di marcia è stato inarrestabile quando aveva per le mani la fida Citroen C3, ma forse ancora di più in una stagione da dimenticare con una claudicante Hyundai i20 (prima R5 e poi Rally2) ha dimostrato che ad andargli stretto è l’Italiano, ed a Monza è andato a vincere il WRC3, lasciandosi dietro tutti WRC2 compresi. Damiano quest’anno è cresciuto moltissimo, ma soprattutto al Targa è riuscito a infrangere il tabù del successo, nella sua testa è scattato quel click che ti dà coscienza delle tue possibilità. A ruota ci sono un Andolfi che in una gara nuova ha dalla sua ha la stessa forza di Gryazin, quella di un lungo vissuto nel mondiale dove bisogna andare forte con due passaggi. Ed entrambi hanno imparato a correre in gare tutto asfalto dove lo sporco e tagli da un passaggio all’altro possono cambiare la faccia delle speciali, tendenza a sporcarsi che caratterizza le speciali della Valle Belbo. Per ultimo abbiamo lasciato il plotoncino dei veterani, il Giando è l’unico ad avere corso l’Alba, nonostante per lui si trattasse di una gara show, inoltre ha militato per anni in BRC e nelle tante sessioni di test ha imparato a conoscere questo genere di strade. Sino ad oggi la sua Hyundai è sembrato in debito di ossigeno, ma da queste parti di parametri ne hanno raccolti tanti, e le Coreane sono sempre andate molto forte. Più difficile l’impresa per Albertini e Paolo Andreucci, il primo deve ritrovare fiducia su un fondo nuovo per la serie tricolore, mentre Paolino ritorna sull’asfalto dopo una lunga strisciata di gare a tutta terra e non sarà facile essere sin da subito in lotta per le posizioni di vertice.