ITALIANO WRC AD EFFETTO ROSSETTI

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Il campionato tricolore WRC è uno di quelli che gode maggiore salute nel bel paese, effetto di alcune scelte azzeccate che hanno moltiplicato gli iscritti ma a fare segnare il sorpasso delle WRC al via ai danni dell’IRCup pesa l’effetto the Rox, che ha messo a ferro e fuoco la serie di patron Norcini.

Oggi spesso il dibattito è acceso tra chi acclama il campionato più bello del mondo e chi ritiene invece siamo di fronte ad un malato grave, probabile malaria visti gli alti e bassi. Una discussione avvincente a cui anche se misuriamo sul campo l’ardore e l’interesse per la serie tricolore, è difficile visto il preoccupante aumento degli attacchi febbrili non convenire che forse sarebbe il caso di ricorrere a cure, ed anche da cavallo. Però parlando di pazienti malati non possiamo non pensare all’Italiano WRC di qualche anno fa, quando malato era eufemistico visto che in molti avevano già dato l’estrema unzione alla serie. Tenuta in piedi forse più per orgoglio che per convinzione, visto l’esigenza di dare politicamente soddisfazione ad alcuni organizzatori e sopratutto tenere testa a all’IRC. In questo caso non ci sono state cure da cavallo, ma un insieme di tante piccole scelte capitate vuoi per volontà strategica vuoi per soddisfare delle richieste, ma che nel giro di poche stagioni ci hanno riconsegnato una serie in ottima salute. Giusta nel format delle gare e nel numero di queste, lasciandosi alle spalle tutte quelle alchimie politiche con divisioni assurde gironi ecc.. Il CI WRC funziona perché è il perfetto format anni duemila di quelli che sono sempre stati i campionati di seconda divisione. In questi giorni però tra i maestri delle soluzioni facili a più riprese in molti hanno cominciato a chiedere una fusione tra la massima serie e la seconda divisione, una richiesta che ci ha fatto rabbrividire. Della serie come seppellirne due in un colpo solo. Avere cinquanta titoli e tre/quattro campionati eticamente forse non rappresenta il massimo, pensiero che si può condividere ma.. Si c’è un ma grande come una casa. Perché il marca e le prime gare di WRC hanno fatto il pienone a tutto discapito dell’IRCup, forse perché sono più brutti, cattivi e meno bravi dei federali, perché con i loro assegni in formato gigante hanno fatto crescere l’indignazione. La realtà ha un nome ed un cognome e si chiama Luca Rossetti, che dall’anno passato con la sua R5 li ha spesso messi tutti in ginocchio nonostante sotto il culo ci fossero delle WRC. Ed è allora che quello spirito che alberga in noi e sta tra il saggio predicatore, ed il bambino che invece ci porta a cercare un pò di gloria, esca alla scoperto. I due campionati CI WRC e IRCup oggi coesistono e godono entrambi di buona salute, quindi c’e spazio anche per CIR e CIRTerra. Ma ognuno deve trovare la sua strade e le sue risposte, e sopratutto nella buca dei suggerimenti sarebbe utile evitare di imbucare solo falsi moralismi. Perché volere portare la coppa a casa ha la stessa dignità dell’altra corrente di pensiero.    

 

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