LA GUERRA DEI CHILOMETRI

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Il primo a gettare la maschera è stato il Messico ed a ruota l’Argentina, ma anche per le altre gare a venire non sembra che le indicazioni di Mahonen sul fatto di avere speciali più corte abbia avuto molto seguito, spariscono le prove di cinquanta chilometri ma..

In un mondiale dove ognuno parla per se stesso, Mahonen (che dovrebbe uscire di scena nel 2018) più che un portavoce del promoter sembra un battitore libero, pronto a sparate destabilizzanti spesso buttate la per aprire le porte ad altre proposte, il promoter che guarda a tante troppe nuove prove che in realtà non sono credibili nemmeno sulla carta, ed i costruttori sempre pronti a nuove sparate con Makinen ultimo di una lista infinita. Dall’altra parte della barricata c’è una FIA che negli ultimi anni non si è fatta sentire troppo, Todt dopo il tentativo fallito di rimettere in piedi qualche gara maratona (anche se in realtà si parlava poi di 50/70 chilometri in più) per il momento rimane alla finestra ma forse a questo punto sarebbe davvero l’ora di trarre delle conclusioni e tracciare la via per il futuro delle corse su strada e dei rally in particolare. Anche perché gli organizzatori nella costruzione delle loro gare rispondono alle regole FIA e non a tutte le richieste, anche se a volte risultano molto pressanti e fastidiose. Per il momento le gare del 2018 nella stesura dei loro tracciati non hanno certo inseguito il mito delle short stage, unica eccezione i tagli alle speciali oltre i quaranta ed i cinquanta. Ma in realtà poco centrano le richieste di questo o di quello, introdotte da molte gare per tentare di dare qualcosa in più ai loro percorsi, con dei chilometraggi che di media sono sui 330 chilometri spalmati su due giornate e mezzo spesso si sono rivelate un arma a doppio taglio. Ed il rischio di perdere per un qualsiasi problema o incidente cinquanta o sessanta chilometri di speciale, ovvero il 20% circa del proprio percorso totale spaventa molto gli organizzatori, ed aggiungeremmo anche a ragione. Perché sarà anche vero che alla fine a determinare la presenza nel calendario WRC sono i soldi dei contratti con il promoter, ma se i report della sicurezza possono cambiare o restare chiusi nei cassetti i chilometri non percorsi pesano molto e sono difficili da nascondere. Adesso però la parola o prima poi dovrà tornare a place de la concorde, perché tra le voci di comodo personale, indicazioni farlocche, ed altre che seguono quello che è il trend del momento, tanto per potere dire noi l’abbiamo detto, la situazione sta diventando un pò troppo confusa, a scapito della credibilità.                                                  

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