Il collegio sportivo del Barum a fine gara ha comminato a Cais un ammenda di 5000 euro per avere impedito ai commissari di spostare la sua vettura che ostruiva il percorso, ignorate le giustificazioni di Cais e della squadra, un interpretazione dura, difficile da condividere ma che ci può stare, fa però specie che chi ha subito il danno ovvero i concorrenti alle sue spalle ..
La giustizia sportiva spesso lascia adito a più di una perplessità, molte di queste possono dipendere dalle interpretazioni del collegio oppure da come sono scritte le norme, per parlare di quelle pene che ti penalizzano su un campionato, ma se non sono recepite dalla ASN del licenziato, al di fuori di quel contesto è come non fosse successo niente. Al Barum a fare le spese, in questo caso dell’inflessibilità degli steward è stato proprio Cais, reo di avere impedito la rimozione della propria vettura che ostruiva la speciale. Vuoi il ribaltone che lo ha visto parcheggiare sottosopra, vuoi la disperazione per avere buttato alle ortiche una gara che aveva in mano, hanno visibilmente alterato il suo stato. Un momento di confusione mentale che lo ha portato da un pianto disperato a non volere che nessuno mettesse le mani sulla sua auto, nonostante le richieste degli ufficiali di gara per spostare la sua Fiesta e permettere così nuovamente il transito sulla speciale. Nonostante l’evidente stato confusionale il collegio in seguito al report degli ufficiali di gara ha ritenuto tale comportamento, inaccettabile indipendentemente da tutte le attenuanti del caso. Così oltre a una gara andata in fumo, i danni alla sua Fiesta, sulla torta è arrivata una ciliegina da € 5.000. Una decisione impossibile da condividere, ma che può rientrare nell’inflessibilità di chi non ammette deroghe, oppure ignoranza. C’è però una profonda ingiustizia in questa sentenza e se vogliamo anche nella stesura di queste regole specifiche. Perché Cais non ha rispettato le indicazioni degli ufficiali di gara, ma chi ne è uscito danneggiato, ancora prima dell’organizzatore che ha dovuto cancellare la speciale, sono i concorrenti che non hanno disputato venticinque chilometri di speciale. Un aspetto che le norme non contemplano nemmeno, eppure i primi a subire un danno materiale sono i concorrenti che non hanno corso la speciale, perché hanno pagato per un servizio mai ricevuto. Non ammettere giustificazioni a certe norme (o deroghe) fa parte di un’interpretazione della materia, ma quando è la legge ad ignorare i principi basilari del diritto? Argomento che torna a dare fiato alla domanda: la giustizia è uguale per tutti?