Come anticipato durante il Finlandia il WRC rischia di diventare una sorta di campionato del Baltico, e da allora le azioni della Polonia si sono letteralmente impennate, ed è probabile un calendario 2024 con: Svezia, Lettonia, Polonia e Finlandia, poco meno di un terzo del campionato concentrato attorno al mar baltico.
New entry sicure sciolte come neve al sole, diventate progetti per l’anno successivo così da dare maggiore solidità alla loro presenza nel WRC, sono le frasi della stessa favola che si ripete. La realtà è quella di un mondiale diventato troppo oneroso non solamente costruttori e team, ma anche per gli organizzatori. In parte per la tassa dovuta al promotore, ma soprattutto per gli altissimi standard richiesti sempre più costosi. La Polonia tornata da qualche tempo a fare il filo alla WRC Promotion, tra candidature improbabili e gare obbligate ad issare bandiera bianca si è ritrovata a sorpresa con la possibilità di essere reintegrata in un calendario che sta facendo fatica a mettere assieme tredici slot. Figurarsi quattrodici. Esclusa dal WRC a fine 2017 per le sue lacune sulla sicurezza, in realtà è uscita alla fine del contratto triennale quando all’organizzazione non sono stati rinnovati i budget, per un ulteriore estensione del contratto. I problemi legati alla sicurezza sulle speciali in questi cinque edizioni nel campionato Europeo non sembrano essere migliorati significativamente, semplicemente un flusso di pubblico nettamente inferiore li ha messi in minore evidenza. Inoltre è difficile credere che la fee di ingresso venga rispetta e non sia sul piede di una trattativa privata, visto che si tratta di un ripiego last minute. A giocare un ruolo importante in questa decisione, oltre alla presenza nell’ERC, è il fondo sterrato; perdere una gara extracontinentale è grave ma non riuscire a sostituirla con un rally su terra sarebbe uno smacco duro da digerire per FIA e promotore. Dalla crisi planetaria legata alla pandemia, sonio passate due stagioni e mezza, ma il WRC continua a faticare a prendere una vera piega mondiale. Ed oggi su tredici gare poco meno di un terzo si affacciano sul mar Baltico, nazioni con una grande cultura rallystica, ma poco significative per i numeri che rappresentano sul mercato automobilistico globale, ed Europeo.