La gara di Montalcino dopo due stagioni fuori dei solchi della terra made Italy, passate a sperimentare senza paura di accettare nuove sfide, si presenta alla sua terza edizione con un elenco iscritti che tra moderne e storiche scavalla le tre cifre dimostrando che la frequenza cardio della terra non è piatta ma risponde con vitalità se la proposta è stimolante.
In realtà parlare della terza edizione del Brunello, è corretto solamente per le vetture storiche visto che la prima edizione del 2021 si era presentata sul palcoscenico nostrano con la sola validità per il CIRTS. Una vera pazzia in un paese come l’Italia dove da una buona decade mettere assieme una ventina di vetture storiche era già considerato un successone. Ma a Montalcino memori di un Tuscan Rewind, ancora a caccia di una sua identità, capace di mettere assieme un plotoncino di trenta macchine hanno accettato la scommessa, e sono parti con quaranta, ed oggi con un format sopra i cento chilometri ne sono arrivate addirittura una poco meno di sessanta. Vuoi la bellezza delle speciali, con un fondo ideale, piatto e compatto; vuoi l’attenzione particolare data elle storiche, di sicuro è un risultato che non ha pari non solamente in Italia, ma anche in tutto il sud Europa. Comprese le due gare su terra della serie Europea Historic (Lahti Historic Rally e Historic Acropolis Rally). Poi c’è la gara moderna nata come un di più l’anno passato, diventata all’ultimo minuto l’ancora di salvezza di un CIRT che stava perdendo tutti i pezzi. Oggi con la scelta di andare controcorrente e mettere in piedi un percorso con più di cento chilometri, ha pagato anche tra le moderne. Niente di rivoluzionario ma solamente fuori dagli schemi più classici dell’Italiano terra, obbligato a stare dentro un layout che mortifica la meritocrazia. Una ventina di chilometri in più che a quanto pare è stata cosa gradita, visto che i numeri sono rimasti nella media della serie tricolore. Dire che questa sia una formula per rilanciare il CIRT, senza un attenta valutazione costi e chilometri potrebbe essere controproducente, ma un indicazione è chiara la qualità paga. Lo spazio potrebbe non essere quello per un intero campionato, ma non vogliamo pensare questo possa essere solamente per il Brunello. Un successo, ed un gradimento che però non significa i problemi della terra si siano dissolti nel nulla con il successo della gara di Montalcino. Sempre meno gare da una parte, dall’altra una base di concorrenti sempre più ridotta e senza ricambio generazionale, sono un problema da affrontare a 360°.