L’ERC con il suo round finale alle Canarie ci sta regalando un finale di campionato vibrante e ricco di colpi di scena, condizionato dalla continua variabilità del meteo, un altro volto di una gara che nella sua collocazione primaverile si è dimostrata più prevedibile.
Il finale di una stagione completamente anomala nel suo andamento, che ha rivoluzionato i calendari di quasi tutte le serie nazionali ed internazionali, ha visto molte gare spostarsi dalle loro date classiche a ripieghi autunnali, ed invernali, che hanno cambiato completamente il volto delle gare stesse. E’ il caso delle Canarie che in una sola tappa hanno proposto condizioni meteorologiche in mutazione costante, rendendo estremamente complessa la scelta degli pneumatici, ma soprattutto dividendo il folto plotone dei pretendenti al successo in scelte tattiche agli antipodi. Da chi come Mikkelsen ha optato per partire davanti, ad un Lukyanuk che dopo avere lamentato un problema di riscaldamento gomme ha fatto capire di avere preferito rallentare per potere partire in fondo al gruppone delle R5, addirittura in ventisettesima posizione. Scelte diametralmente opposte che gli improvvisi scrosci hanno pareggiato da una speciale all’altra, ed a fine tappa Oliver Solberg, quinto sulla strada e Lukyanuk ventisettesimo hanno chiuso la frazione separati da appena 2”, dopo che il loro distacco aveva superato i 45” a favore del Russo. Se gare come l’Ungheria nella loro collocazione autunnale si sono dimostrate una sorta di terno al lotto, se vogliamo una anomalia comunque apprezzabile, le Canarie hanno dato uno scossone alla nostra memoria. Riportando alla mente dei classici dell’asfalto vicino a noi che abbiamo dimenticato di come erano in origine, il Tour de Corse che chiudeva il mondiale, oppure il 100.000 Trabucchi autunnale, per non parlare del Valle d’Aosta dicembrino. Tutte gare di asfalto che negli anni sono passate in stagioni che potremmo definire “zona confort”, con poche variabili che probabilmente hanno dato una linearità alla gara che spaventa meno e di conseguenza può fare qualche iscritto in più. Un aspetto delle gare sui fondi catramati che dovrebbe essere rivalutato, e non solo affidato a poche eccezioni come l’Ungheria ERC, oppure il Condroz che tradizionalmente chiude la serie Belga e poche altre eccezioni. Che l’essenza dei rally sia la terra è un concetto che sposiamo a pieno, ma anche l’asfalto ha altrettanta dignità, ma deve avere il coraggio di uscire dalla sua “confort zone”, dove con il passare degli anni si è sempre più isolato.