Il rallye international du Valais gara vicinissima ai nostri confini (andata in scena questo fine settimana) in passato ha sempre riscosso un manipolo di adesioni amatoriali made in Italy, numeri piccoli ma interessati a correre in una gara di due tappe su strade alpine molto belle ed impegnative, quest’anno con un chilometraggio superiore ai 180 Km, dal 2019 non ha più registrato partecipazioni italiane.
Oramai sempre più frequentemente i chilometraggi striminziti delle gare italiane fanno discutere, ed in continuo si tende ad andare ad esaltare gare, oppure campionati come quello transalpino, dove si sono mantenuti dei chilometraggi importanti. Impossibile non ricordare con nostalgia quei rally, ma sia pure condannando la mania di certe serie, di volere continuare a dare nuove sforbiciate ai format di gara, per andare avanti occorre l’onestà intellettuale di fare i conti con la realtà del momento, quella base di praticanti che varia da paese a paese. Quella nostrana è una di quelle più sbilanciate sul noleggio, indipendentemente dalla classe dove si decide di competere. Fattore che oltre ad indurre una contrazione delle nostre gare, ha ridotto all’osso quel manipolo di piloti amatoriali che con un auto di proprietà optavano per correre all’estero. Una delle gare più belle ed affascinanti, ad appena una quarantina di chilometri dal confine italo svizzero è il rally del Vallese, proposta quest’anno con un format di due tappe spalmate su più di centoottanta chilometri cronometrati. Ed appena una decina di anni fa di chilometri ne proponeva più di duecentocinquanta. Un occasione ghiotta per correre una gara di spessore, con un percorso impegnativo e tecnico garanzia di due giorni di divertimento puro. Eppure dal lontano 2018 quando a fare sventolare il tricolore c’era una manipolo di equipaggi non si è più presentato nessuno. Un evidente segno di quanto economicamente con una vettura a noleggio i chilometri abbiano un peso specifico sempre più importante, ed influiscano sulla presenza a questa, oppure a quella gara. Lo spirito di andare a correre all’estero è rimasto vivo nel nord est, dove tra Austria, Slovenia e Croazia, qualcuno ha mantenuto la sua macchinina, ed a spot continua a frequentare gare più lunghe. Innegabile la lunghezza delle gare italiane sia ai minimi storici, ma serve a poco o niente sottolineare certi elenchi iscritti Francesi o di altre nazioni, senza fare i conti con le relative realtà locali ed al parco macchine. Le occasioni ai confini nostrani per dimostrare il gradimento verso delle gare più corpose ci sono, ma se da una manciata (ed anche qualcosina di più) di concorrenti di una decina di anni fa si è passati allo zero assoluto, l’indicazione che emerge fa a pugni con un certo tipo di richieste, sicuramente degne e legittime ma scollate dalla realtà nazionale.