L’ULTIMA SALITA

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L’ultima salita, quella che l’ha portato per sempre via dalla sua Bardalone, l’ha corsa la notte scorsa. Ma Mauro Nesti resterà per sempre il Re della Montagna, il pilota che per oltre trent’anni è stato l’emblema delle salite e per molti resta tutt’ora il numero uno della specialità. Lo confermano i numeri (8 titoli europei, 17 italiani ed oltre 400 vittorie), anche se raccontare un mito come Nesti con le sole statistiche sarebbe colpevolmente limitativo.

Nesti è stato un campione dal talento cristallino, uno capace di stravincere sulle strade di montagna, ma di dire la sua anche in pista, sia con le monoposto (negli anni ’60 si cimentò in F3, mettendo in difficoltà piedoni del calibro di Regazzoni e Peterson), sia con le ruote coperte (negli anni ’80 non si negò brillanti apparizioni nell’Italiano Turismo e nell’Europeo). Pilota vero, a tutto tondo, dunque, ma anche tecnico sopraffino, dato che il pistoiese aveva una conoscenza assoluta delle sue auto e delle loro caratteristiche. Il nome di Nesti è legato indissolubilmente all’Osella, con la quale ha conquistato buona parte dei suoi trionfi, ma allo sponsor imolese che l’ha accompagnato da inizio anni ’70 sino alla fine della carriera, in un rapporto che evidentemente andò ben oltre la dimensione puramente commerciale. E così, il prototipo azzurro guidato dal pilota dal casco azzurra è diventato l’icone delle salite, il mito di tante vittorie epiche – indimenticabile il dualismo, anche dialettico, con Ezio Baribbi – e di imprese indimenticabili, come quel titolo europeo del 1985 agguantato in extremis, con un rientro a marce forzate dopo aver perso parte della stagione a causa di uno dei due gravi incidenti della sua carriera. Nel 1999 l’ultima vittoria alla Susa-Moncenisio, poi la lenta uscita di scena – favorita anche dalla tragica fine di Fabio Danti alla Caprino-Spiazzi del 2000 – , senza tuttavia mai annunciare il ritiro. A quello, Nesti lo sapeva bene, ci avrebbe pensato il destino…

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