La giornata decisiva che potrebbe segnare il futuro a breve del WRC, almeno sotto l’aspetto dei format sarà lunedì 30 ottobre, a Monaco di Baviera nella sede della WRC Promoter si incontreranno promotore e organizzatori per decidere il formato delle gare già a partire dal 2024, argomento che vede il fronte organizzatori dubbioso sulle proposte in campo.
La posizione del Promotore sul futuro dei rally è abbastanza chiara, come ci ha esposto alcuni giorni addietro il responsabile della struttura di Monaco di Baviera Peter Thul. A supportarlo nell’idea di ridurre chilometraggi e compattare ulteriormente le gare, troviamo il fronte costruttori e piloti, la cosa non sorprende più di tanto visto che nei primi anni del ritorno Toyota, Makinen per un anno e più aveva invocato a gran voce la riduzione a soli due giorni di gara. Il retropensiero dietro a questo nuovo slancio verso gare sempre meno votate all’endurance, è una sorta di baratto per avere il via libera ad aggiungere qualche slot in più a calendario. Una volontà, anche se sarebbe meglio dire desiderio, di chi gestisce il campionato; pensiero che però fa a pugni con la realtà, quella di un 2024 con una marea di candidature, svanite come al solito nel nulla al momento di concretizzare il loro impegno. Senza contare un certo numero di gare come la Nuova Zelanda e oggi il Messico che vorrebbero ma di fronte alle richieste economiche hanno passato, temporaneamente, la mano. Probabilmente il manipolo di gare relativamente nuove non può che essere dalla parte del promotore, qualsiasi sia il genere di proposta. Molte di queste indipendentemente dall’essere all’altezza o meno del WRC, sono dentro in virtù degli accordi commerciali a discapito di chi ha preferito rinunciare, ritenendo i costi troppo alti se rapportati al ritorno mediatico (tra questi ci sono nomi di peso come Tour de Corse e Catalunya). Il peso delle gare più blasonate, e delle nazioni alle loro spalle con una forte tradizione nei rally non mancherà di farsi sentire. Quanto però abbiano voglia di fare la voce grossa non è chiaro, visto che il promotore ha già messo le mani avanti, dichiarando di volere lasciare libertà e concedere più chilometri (350) a gare che rappresentano la storia come Montecarlo, Kenya, Acropoli, ed a qualcun’altra che voglia accodarsi. A questo punto tutti dovranno scoprire le loro carte e valutare se a prevalere è l’economia di un cinquanta, settanta chilometri in meno (visto il nuovo limite a 250 Km). Sul piatto di questa bilancia ci sono però i partner, quasi tutti legati a turismo e territorialità, per loro compattare l’evento potrebbe essere cosa non gradita. In primis perché accorcerebbe la presenza in loco della carovana, ed a ruota del pubblico. Ma anche dal punto di vista sportivo se una gara si compatta e propone meno pause, può risultare meno noiosa televisivamente, però con un ritmo a tamburo battente sulla componente sportiva si riducono inevitabilmente gli spazi per la promozione territoriale.