Da quando Ogier ha lasciato la squadra di Wilson sono passate quattro stagioni e mezzo, ma con tutti i problemi di affidabilità e inciampi di vario genere nei quali sono incappati quest’anno sembra sia passata un intera era geologica, fermarsi allo shake con il motore out non è imputabile all’affidabilità, ma ad un metodo di lavoro da affitta macchine.
I tempi realizzati da Tanak nel corso della prima frazione, partendo per terzo posizione ideale rispetto a Rovanpera che spazzava la strada, la dicono lunga su quanto sia competitiva la Puma Rally1, e tutto sommato su quanto poco incidano i jolly evolutivi sulle nuove vetture Hybrid. La vettura dell’ovale blu targata M-Sport è quella che dall’inizio del 2022 è rimasta praticamente al palo, eppure in Estonia come in molte altre gare ha permesso a Tanak di strappare delle prestazioni da assoluto. A dimostrazione che in un regolamento blindatissimo sotto ogni profilo, dove l’unico elemento di novità è il kit ibrido (mono fornitura quindi uguale per tutti), il punto nodale era non sbagliare la base del progetto. Ed il progetto Puma probabilmente è quello uscito meglio, soprattutto se andiamo a rapportare la differenza tra i budget messi in campo da Ford e dalla Toyota. Nella prima stagione la vera nota dolente è stata la preparazione sulle specifiche gare, inesistente a meno che non dovesse correrci Loeb, e con il passare delle gare sono diventati inevitabilmente un problema anche i rialzi fatti in economia. Le macchine invecchiavano gara dopo gara, ed invece di essere rigenerate a nuovo come nelle altre squadre ufficiali, si è continuato ad applicare una tabella da noleggio, che unito ad un metodo di lavoro da noleggiatore ha fatto il resto. Con l’arrivo di Tanak e una Ford con il braccino sempre più corto, si è giustamente ritornati a preparare le gare come andrebbe fatto, inciampando in quelle stesse limitazioni dei giorni di test voluti a gran voce da Milliner. Ma a tradire Tanak in più di un occasione sono stati piccoli cedimenti o rotture, dove non si avvertiva affatto quel cambio di metodologia di lavoro tipico dei team a noleggio. Così in più di un occasione Ott si è ritrovato all’angolo per qualche manciata di secondi persi quando era nel pieno della lotta. Di sicuro vedere un motore cedere nel primo giro dello shake, a memoria è una debacle che nel WRC non ricordiamo. Non tanto perché i motori non possano cedere, ma nello shake è una cosa che non può e non deve accadere, perché ogni particolare, ogni bullone deve essere controllato e poi ricontrollato ancora dopo essere stato rigenerato. Invece esattamente come in una gara a noleggio Tanak si è ritrovato a piedi, una cosa che non doveva succedere e questa volta in maniera macroscopica la responsabilità è quella di una catena di comando che si ostina a fare lavorare la squadra con i canoni del noleggio e non del team ufficiale. Ed i tempi realizzati da Tanak ieri la dicono lunga su quanto sia inutile ostinarsi a non volere cambiare.