MA COSA CI SIAMO PERSI?

0

Sino ad oggi la regolamentazione sull’ordine di partenza del venerdì, ha sicuramente lasciato il segno sul palmares di molti dei top driver del WRC, scippando qualche successo per regalarlo a chi partiva dall’oltretomba, contribuendo a tenere galla piloti che forse avrebbero dovuto lasciare il proprio sedile a piloti emergenti.

Tra le regolamentazioni più controverse del WRC c’è senza dubbio quella sull’ordine di partenza che secondo il pensiero di qualcuno, in particolare nella FIA targata Todt, ha dato più pepe alle gare. Di sicuro da quando la norma è stata introdotta, almeno un terzo delle gare su terra ha avuto un risultato condizionato dall’ordine di partenza, anche se sarebbe più corretto dire falsato. Se nel passato remoto la lunghezza delle gare permetteva di bilanciare la dove c’era uno svantaggio, allora come nel passato più recente molti giocavano di strategia, rallentando nelle ultime speciali di giornata, un comportamento che in particolare alla federazione pareva antisportivo, al quale ha sempre fatto la guerra. Vedere rallentare qualcuno non sarà il massimo, ma situazioni come in Grecia sono semplicemente paradossali. Alla fine della prima tappa, Rovanpera il più veloce del momento (assieme a Tanak) si ritrova nono assoluto a un minuto abbondante dai primi; con zero possibilità di recuperare visto che sabato non era il primo sulla strada ma il terzo, mentre chi si gioca la gara partiva sei sette vetture dietro. In queste ultime due stagioni qualche volta la pioggia, oppure situazioni particolari come nel Portogallo venti ventidue sia Ogier che Rovanpera sono stati graziati. Ma si tratta di condizioni che hanno spinto l’ago della bilancia dalla parte loro, l’equilibrio vero però non c’è mai stato. Le condizioni della Nuova Zelanda del venerdì con il suo mix tra un fondo particolare ed una pioggia intermittente ha creato una sorta di equilibrio quasi perfetto tra chi partiva dietro e chi davanti. Il risultato è stato qualcosa di XXL Tanak, Evans, Ogier e Rovanpera in un fazzoletto di appena sette secondi (non tenendo conto delle penalità inflitte per questioni tecnico regolamentari, che non hanno influito sulla prestazione). A questo punto viene logico chiedersi “cosa ci siamo persi in questi anni?”, barattandolo con qualche vittoria concessa a piloti di seconda fascia come Sordo o Meeke. Oltre ai tanti venerdì di vana gloria scoppiati come tante bolle di sapone il sabato. Forse sarebbe veramente ora di tornare con i piedi per terra e mettere al centro il valore sportivo, lasciandosi alle spalle marchingegni che falsano i valori in campo, troppo spesso negando battaglie che negli anni dopo l’era Volkswagen avrebbero incendiato ancora di più le classifiche finali. La soluzione è semplice basta adottare un sistema collaudato come quello dell’ERC, con la speciale di qualifica.

Share.