MAMMA MI SI E’ RISTRETTO IL CIRT

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Il CIRT oggi è rimasto l’unica isola della terra in Italia, ma tra avanti e indietro: meno chilometri più chilometri, dentro il CIAR fuori dal CIAR si sono persi completamente di vista i problemi della terra, dal bacino di utenza, alla mancanza cronica di gare, con un CIRT che con i sessantaquattro chilometri del Sanmarino assomiglia sempre di più al Raceday.

Superata la pandemia in Italia le gare di tutti i campionati hanno ridotto i loro chilometraggi in maniera più o meno importante, ma a pagare il dazio più importante in termini chilometrici è stata la terra. Il CIRT venti ventiquattro dopo i primi tre appuntamenti: settantasei, settantacinque e settantatré chilometri; al San Marino, la gara su terra politicamente più quotata, vista l’esclusione della terra dal CIAR hanno pensato bene di dare una bella sforbiciata al chilometraggio. Così nella repubblica del titano si sono presentati con un minimo sindacabile di sessantaquattro chilometri, qualcosa di realmente striminzito considerato che a fronte del minimo intoppo si va di tempo imposto. Ed è così che i ragazzini dello Junior hanno saltato ben due passaggi sulla Lunano, fortunatamente la speciale più corta, un totale di dieci Km e mezzo che ha fatto scendere il complessivo (almeno per gli Junior) a quota cinquantatré. Una media da Raceday, troppo pochi per giustificare un iscrizione da € 1.555 per le R5 e Rally2, la sola validità CIRT in tutta onesta non può valere tanto. L’impressione è ci sia la volontà di appendersi un bersaglio al collo, una sorta di invito a sparare anche per quegli appassionati e piloti che non sono soliti sparare sulla croce rossa. Con i balzi e balzelli che gli organizzatori devono andare a sommare nell’elenco delle spese, dove ogni anno c’è sempre una voce in più, con le vecchie iscrizioni Raceday più che perdere soldi si andrebbero a creare delle vere voragini di budget. Ma ci sono ancora delle vie di mezzo non così sbilanciate verso l’alto, ed anche organizzatori e federazione dovrebbero avere il coraggio di mettere un asticella sul chilometraggio con una divisione tra gare lunghe e gare più corte, magari dai quaranta ai cinquanta chilometri. Le gare su terra stanno sparendo nonostante questa corsa al ribasso, per cui è obbligatorio trovare delle nuove ricette, per evitare l’estinzione. Un altra nota dolente Val D’Orcia a parte, sono i format tassativamente tre per tre, se da una parte pesa come un macigno il peso dei ripristini, ridurre i chilometri all’osso, vedi i ventuno e rotti del Sanmarino, con i tre passaggi ripetuti sui fondi meno compatti è la garanzia di massimizzare i danni, rendendo i ripristini più onerosi oppure insufficienti, e questo non aiuta a riconfermare le strade negli anni a venire.

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