Il rally di Monza in versione WRC pur cambiando faccia, passando da un percorso da kermesse ad un tracciato tecnicamente molto impegnativo e con due facce differenti è riuscito a raccogliere una entry list con ben 95 equipaggi, eguagliando il record fissato dal Tour de Corse dal 2016 ad oggi.
L’ACI Rally Monza si presenta nel WRC in maniera dirompente, con un elenco iscritti che sfiora il centinaio di adesioni, tutto questo in un momento particolare difficilissimo; per i problemi di spostamento, ma soprattutto quello di una gara che per i concorrenti propone i costi del mondiale da organizzare in un mese e mezzo. Quindi senza possibilità di programmazione. Come era prevedibile con molti dei titoli mondiali in ballo la presenza dei protagonisti iridati, serie cadette comprese, è stata corposa ma non certo da record con 11 WRC+; 17 equipaggi delle serie WRC2 e WRC3; ed appena 6 ragazzi dello Junior WRC. Quarantaquattro vetture targate WRC a fronte di una cinquantina non iscritta alle serie del mondiale, ma tra questi ultimi sorprende la presenza dei concorrenti stranieri che sono una quindicina, un numero decisamente più corposo rispetto alle ultime edizioni del Monza kermesse. Numeri che meritano una analisi attenta, ed approfondita perché se tra gli equipaggi italiani presenti la motivazione di molti è rispondere presente al mondiale sulle strade di casa, il successo di questa prima iridata va ben oltre e merita di essere compreso. Perché semplificare le cose è assolutamente sbagliato, a cominciare dalle speciali all’interno dei cancelli dell’autodromo che poco o nulla hanno a che fare con la pista, con i loro continui cambi di aderenza. Senza dimenticare che a differenza degli anni passati con le norme anti-covid non ci sarà nessuna possibilità di sfruttare la centralità dell’autodromo rispetto alle sue speciali, in maniera da avere invitati e dare una vetrina supplementare ai propri partner, tutte attività che in quest’edizione saranno tassativamente bandite.