MONZA TRA LUCI ED OMBRE

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Il primo anno senza Valentino Rossi, ma soprattutto la grande incognita della gara regina dedicata esclusivamente alle R5 erano i punti interrogativi dell’edizione 2019 del Monza Rally Show, ma a fine gara tra pro e contro il pubblico ha dimostrato un certo attaccamento alla kermesse Monzese di fine anno con una diminuzione sensibile (stimabile ad occhio tra il 25% ed il 30%) ma con un sabato sempre bello pieno. 

La mancanza di Valentino Rossi a Monza è uno dei temi che ha tenuto banco nelle discussioni pre Monza, questa volta con toni meno esasperati vista la mancata presenza. Ma in realtà il cambiamento vero è stata l’esclusione delle WRC e WRC plus, lasciando la classe regina alle R5. Una scelta coraggiosa perché in una kermesse dedicata soprattutto allo spettacolo, che non ha altre velleità se non quella di essere una grande festa di fine stagione, la mancanza di potenza delle WRC si è fatta sentire. Dall’altro canto però il tasso agonistico è cresciuto in maniera esponenziale, mettendo più piloti sullo stesso livello, dai top driver campioni del mondo di casa Hyundai ai migliori piloti di casa Italia con Crugnola, Nucita e Rossetti in testa. Spostando il baricentro di spettatori e appassionati dallo spettacolo puro alle sfide dirette, valore che negli anni si era perso perché, lasciando da parte sterili polemiche sulle flange, la differenza tra le WRC casa (vedi quelle di Valentino) e quelle acquistate e poi noleggiate è abissale. Certamente la mancanza di Valentino si è sentita, ma in realtà è difficile dire quanto abbia inciso la mancanza del personaggio oppure la macchina mediatica che si muove al suo seguito. Una pecca dell’organizzazione forse è stata quella di prendere sotto gamba quest’aspetto, mantenendo gli sforzi comunicativi pre gara ai livelli degli altri anni, mentre andavano rinforzati perché mancava la bestia che è alle spalle del V46. Il sabato complice una bella giornata tutta questa flessione non c’è stata, a pagare il calo sono stati il venerdì e la domenica, complice un programma ridotto sia in apertura che in chiusura. Per non parlare del derby Hyundai nel master show con le I20 Coupé +, un di più succulento per gli appassionati di rally che però non è stato assolutamente pubblicizzato. Monza ha dimostrato di essere un evento in grado di sopravvivere nel tempo, ed anche ai personaggi che hanno calcato quel palcoscenico contribuendo a farlo diventare l’appuntamento di fine stagione. L’unica cosa discutibile potrebbe essere il prezzo per il pubblico, che nel rapporto della svalutazione potrebbe anche starci, ma forse sul tracciato sarebbe stato il caso di adeguare la coreografia. L’esempio lampante è quello del master rimasto lo stesso negli anni, poco spettacolare e scenograficamente improvvisato con i mezzi di fortuna presenti in autodromo. L’incasso visti i prezzi esige qualche sforzo in più coreografico e gratificate dal punto di vista spettacolo. L’area 48 di Bologna ha fatto storia perché quel percorso e la scaletta da soli valevano l’ingresso al salone e non solo per il fatto che le due vetture a confronto partissero sullo stesso rettifilo.       

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