Il Finlandia è l’ultimo capitolo di una stagione che non ha mai visto così tante staffette sui sedili di destra del mondiale, uno dei più evidenti long-term effects del coronavirus che ha fatto esplodere, nel magico mondo del WRC, una situazione border line oramai da anni.
Gli effetti della pandemia che dai primi mesi del 2020 ha flagellato il globo, ed inevitabilmente anche il pianeta rally, vanno ben oltre quanto abbiamo visto: quarantene, concorrenti e addetti ai lavori al palo, frontiere off-limit, gare cancellate e importanti limitazioni per il pubblico. In un ipotetico parallelo questi sono gli effetti della malattia, ma gli strascichi che questa lascia, quelli che la medicina ha battezzato come long-term effects stanno emergendo in maniera altrettanto evidente. Uno di questi effetti collaterali è la valangata di navigatori che hanno cambiato sedile, le motivazioni sono le più svariate ma alla fine tra incomprensioni, scontri, ecc.., alla base ci sono sempre i soldi degli ingaggi. Quelli che quest’anno in molti casi si sono dimezzati o comunque sensibilmente diminuiti, nel 2020 quasi tutti i driver avevano un contratto biennale, quindi il riequilibrio tra la somma del contratto, ed un 2020 corso solamente a metà si è ribaltato sulla stagione 2021. Così si è iniziato l’anno con le staffette al fianco di Neuville e Suninen e forse quella del Finlandese è l’unica a non avere trovato scuse, mentre in altri casi i nasi si sono allungati, ed in qualche caso è anche finita in baruffa. Qualche volta ci hanno messo il naso anche le squadre, ma oramai a fine stagione nell’olimpo dei top che corrono o ambiscono a correre sulle plus e domani sulle Rally1, la metà dei piloti ha cambiato navigatore; ma solamente Greensmith ha imbarcato un navigatore di maggiore peso ed esperienza, tutti gli altri sono stati cambi al ribasso. Una affermazione che può sembrare pesante ma non intende assolutamente giudicare le capacità di questi professionisti delle note, è però evidente che il minore bagaglio di esperienza ha il suo peso in fase di contrattazione. Molti di questi cambi sono arrivati da metà stagione in avanti perché dopo avere stretto i denti, per superare un comprensibile momento difficile, quando ci si è resi conto che nel 2022 non sarebbe cambiato molto, la frattura è stata inevitabile. Mancanza di soldi (ingaggi più bassi, ma a volte anche la volontà di non intaccare troppo il proprio gettone dal quale alcuni driver attingono per pagare i navigatori), oppure opportunità (vedi Mikkelsen), ma questi effetti collaterali sembrano avere strascichi destinati a protrarsi nel tempo.