Le strade sassose e rovinate contrariamente alle aspettative non mettono più di tanto alle corde i primi a partire sulla strada, sul lento e rotto la Hyundai sembra avere qualcosa in più e un Mikkelesen ritrovato riesce a imporre il suo ritmo davanti agli indiavolati Ogier Neuville, che però nel finale lo beffano per qualche manciata di decimi.
Sulla stage tutto asfalto e grandi tondi di Marmaris che apre le ostilità a mettere tutti in riga è Mikkelsen, questa volta però la fiammata del Norvergese non è il solito fuoco di paglia e sui duri e lenti sterrati Turchi prende subito il passo giusto, senza esagerare ma con piglio e regolarità prima resiste all’assedio delle due Citroen C3 di Breen e Ostberg per poi prendere la testa ed allungare resistendo nella boucle pomeridiana all’imperioso ritorno di Ogier e Neuville che quando affondano il piede fanno davvero male. Andreas però stringe i denti in particolare sulla Ula quando il cedimento di un cerchio lo obbliga a moderare il ritmo e cede una quindicina di secondi ai sui avversari. Ma con delle gomme non perfette poco può nel finale al ritorno di capitano Neuville e Ogier, che lo saltano negli ultimi metri di speciale lasciandolo in terza piazza, ma a soli 2″.6 dalla leadership e 2″.3 dalla piazza d’onore di Ogier. Sui due dragoni del mondiale c’è davvero poco da dire, svanita la paura di perdere secondi a manciate per la posizione di partenza i due dopo un primo giro di buona lena, ma tenendosi sempre dalla parte della ragione, nella replica pomeridiana quando le strade cominciavano a scavarsi e nascondere trabocchetti ad ogni curva hanno messo giù tutta. Un botta e risposta con Ogier che affonda e Neuville che risponde in maniera imperiosa, con una vettura che su queste strade sembra particolarmente a suo agio. Con i primi tre racchiusi in un fazzoletto di 2″.6 la lotta per la vittoria resta apertissima, con Latvala quarto a 16″.3 un ritardo più marcato ma che gli permette di tenere il trio di testa nel mirino. Discorso differente per Tanak, Paddon e Lappi che invece pagano già una mezza minutata, l’Estone non riesce a trovare il bandolo della matassa, ed ora ribaltare o salvare la situazione in chiave iridata è sempre più complicato.