Nemmeno il nuovo ordine di partenza che tanto aveva fatto discutere nei mesi invernali sembra in grado di arginare lo strapotere del driver Francese, che a Leon inanella il terzo successo iridato consecutivo. A cui addiziona i tre punti della power stage vinta in maniera imperiale.
Che la classifica della prova Messicana, almeno per quanto riguarda il nome del suo vincitore, fosse oramai scolpita nella roccia è un dato di fatto. Con Neuville fuori, Latvala nonostante un ritardo contenuto non è mai sembrato in grado di attaccare il suo capitano, ed alla fine ha fatto harakiri semplicemente cercando di mantenere il ritmo di super Seb. Con un minuto di vantaggio sui primi inseguitori la terza tappa, nonostante i cinquantacinque chilometri di Guanajuatito, non poteva essere la formalità che è stata. Con un Ogier che ha controllato i suoi avversari passo passo, marcandoli in maniera quasi ossessiva nonostante il suo vantaggio gli permettesse un ritmo nettamente inferiore. E tanto per non smentirsi ha portato a casa anche i tre punti della power stage, dove però non è stato a fare il ragioniere, ha messo giù il piede ed in sette minuti di stage ha rifilato a tutti 5″. Tanto per mettere in chiaro cosa avrebbe potuto fare con una gara d’attacco. Interessante la sfida tutta Norvegese per l’argento, Ostberg ha dato fondo alle sue riserve ed è riuscito a mettere qualche secondo in più tra la sua Citroen DS3 e la Vw Polo di Mikkelsen, attento sopratutto a portare la macchina sulla pedana finale, con un risultato che lo proietta al secondo posto nella classifica mondiale, ma sopratutto rischia di regalargli le mostrine di seconda guida in casa Volkswagen. Un risultato che premierebbe il Norvegese di due anni iridati vissuti al top, ma nel frustrante ruolo di collaudatore in gara, ruolo che gli veste sempre più stretto.