Mauro Pregliasco festeggia il prestigioso traguardo degli ottant’anni. Un pilota che nel corso della sua carriera ha saputo conquistare un titolo italiano e diversi successi rimasti nel cuore degli appassionati, in un periodo dove in Italia di talenti ce n’erano a profusione.
Pensando al campione ligure viene da chiedersi come abbia fatto ad innamorarsi dei motori un ragazzino nato in un borgo nei pressi del Santuario della Madonna del Deserto, un posto, come da lui più volte raccontato, dove tra gli anni ’40 e i primi anni ’50 non c’erano delle vere e proprie vie d’accesso e il luogo era frequentato per lo più da pellegrini che pregavano. Il primo contatto avvenne quando costruirono la strada ed iniziarono ad arrivare le prime macchine, ed è qui che il giovane Pregliasco venne folgorato su tutte dalla Lancia Ardea, e che fece scattare quella scintilla che accese in lui la passione per le auto. Una passione che lo porterà sul finire degli anni ’60 a debuttare come pilota in una gara in salita con una modesta Fiat 850. Il debutto nei rally avverrà nel 1971, mettendo fin da subito in mostra il suo talento, e che gli consentirà di garantirsi un posto ufficiale nella squadra Lancia vincendo, nel 1972, il campionato italiano autocross con una Fulvia HF. Dopo la parentesi con la Lancia Beta Coupè, nel 1976 gli viene affidata la mitica Lancia Stratos e con la bete à gagner si aggiudicò al debutto il Rally di Sicilia, in coppia con Piero Sodano, facendo presagire che ci fossero gli ingredienti per una stagione indimenticabile. Invece arriveranno diversi ritiri e il tragico incidente al Rally Valli Piacentine dove perse la vita il suo navigatore Angelo Garzoglio. Qui Pregliasco dimostrò la sua forte determinazione, soprattutto dopo un incidente che avrebbe potuto mettere la parola stop alla sua carriera, ripresentandosi nel 1977 al volante di quella Lancia Stratos che gli consegnerà il titolo italiano, nonostante non abbia preso parte alle prime quattro gare. A fine stagione la decisione del Gruppo Fiat di unire i due reparti corse porterà allo sfoltimento del parco piloti, e così Pregliasco si trovò per l’anno successivo senza un volante, trovando però una sponda inaspettata da parte dell’Ing. Chiti e dell’Alfa Romeo. Con l’Alfetta GTV Gruppo2 vince nel 1978 il campionato italiano turismo, battendo le Opel, mentre nelle due annate successive con l’Alfetta GTV Turbodelta arriveranno diversi podi nelle gare del campionato europeo e la vittoria al Rally del Danubio a fare da ciliegina sulla torta. Però sul più bello, quando era prevista in arrivo una versione da quattrocento cavalli, l’Alfa Romeo, a sorpresa, si ritirò dai rally concentrando tutte le risorse sulla F1. Chiusa la parentesi con il Biscione, negli anni successivi si alternerà al volante di vetture come la Ferrari 308 GTB, la Ford Escort XR2 e la Lancia 037, fino a quando, nel 1987, appende definitivamente il casco al chiodo per intraprendere, con altrettanto successo, la carriera di imprenditore fondando il team Astra. Ancora oggi viene ricordato con affetto dai tanti appassionati che gli riconoscono talento e coraggio fuori dal comune.
By Matteo Serena