Una volta era autocross, poi sull’onda dei successi del WRX anche l’Italia si è aperta al mondo del rallycross, con il passaggio di maggiora alla nuova disciplina il tradizionale appuntamento del lungo week end si pasquetta è passato dalle gare a tutta terra a quelle miste, ma con questo stop obbligato è una buona occasione per iniziare una riflessione su questo pianeta.
Appena il promotore IMG si è preso in carico il campionato Europeo, trasformandolo nell’RX che di li ad un anno sarebbe diventato World RX, anche l’Italia ha cominciato a conoscere il rallycross ed in molti se ne sono innamorati. Un’infatuazione che però si è schianta con la dura realtà di una disciplina tipicamente nordica, che già allora proponeva vetture da sogno ma estremamente costose, una ricetta che non era così facile da trasferire in un paese come l’Italia, dove certe gare sono da sempre considerate minori. Dopo il polverone iniziale, l’interesse cresciuto in maniera importante sull’onda dell’appuntamento di Franciacorta, ma alla fine ha visto la sola organizzazione Novarese di Maggiora disposta a prendersi in carico il nuovo campionato. Una serie che ha iniziato con fatica e continua ad andare avanti in maniera claudicante, che ha tra i suoi peccati originali quello di non avere una base praticante alle spalle. Dalla Maggiora Off Road Arena ci hanno sempre creduto, ed in tutta onestà hanno dimostrato un grande coraggio nell’abbandonare il loro bacino naturale dell’autocross. Una base che negli anni si è andata assottigliando, ma che ha sempre faticato a guardare avanti, rifiutando qualsiasi tipo di sfida o di cambiamento, ed ha rifiutato in blocco il passaggio alle piste miste terra-asfalto. Così in questi anni non si è riusciti a dare impulso a quelle che sono le categorie regine dalle Supercar, alle Super 1600 rimasto lo stesso sparuto gruppetto degli inizi. Nonostante gli uomini di Maggiora non abbiano lesinato sforzi, non ultimo quello di creare le condizioni per l’ingresso nell’RX Italia di Gigi Galli, un nome di peso che però non è servito a dare linfa vitale, anzi ha finito per incutere timore e non stimolare il parterre degli avversari. L’unico polmone vero della specialità sono stati i kart cross, uno degli zoccoli duri dei praticanti legati all’impianto Novarese. Sempre presenti con numeri dalle venti alle trenta unità, sono gli unici ad avere colto la nuova sfida, con un mezzo che per tradizione è sempre stato vicino all’autocross (le gare a tutta terra). Quest’anno con una pasquetta al confino tra le mura di casa e tutto il mondo bloccato, lontano dalla tradizione rombante di maggiora potrebbe essere l’occasione per un attenta e profonda riflessione. Se la ripresa preoccupa non poco il mondo dai rally, discipline come rallycross, autocross, formula challenge già in forte crisi di partecipazione sono a rischio estinzione. Questa volta il coraggio deve essere doppio e per un rilancio vero si dovrà andare oltre i dogmi dei puristi di ogni disciplina, è comprendere l’importanza di una visione d’insieme vicina alla base, ma soprattutto in grado di riconquistare numeri importanti guardando avanti e non solo indietro.