La trasmissione settimanale su la7 di Paolo Formigli Piazza Pulita ha mandato in onda la passata settimana un reportage giornalistico di un viaggio in elettrico da Roma a Reggio Calabria. 700 chilometri in 52 ore, tanti gli errori e le situazioni al limite proposte dalla collega, ma di certo non così lontana dalla realtà di una mobilità ancora complicata ..
Il servizio andato in onda a Piazza Pulita, con in studio il ministro alla transizione ecologica Cingolani, ha fatto segnare una levata di scudi tra i sostenitori a spada tratta della mobilità elettrica. Ma anche se certe situazioni sono state spinte molto al limite, ed il tragitto scelto era prevedibile qualche problematica in più la proponesse, ha comunque messo il dito nella piaga, quella che tutti fanno finta di non vedere. Da sostenitore dell’auto ma ancora prima della mobilità individuale, la conquista del secolo passato che ha rivoluzionato il mondo aprendo le porte ad una maggiore indipendenza personale, non si può certo remare contro corrente e rifiutare il futuro. Ma è altrettanto sbagliato correre troppo, parlare di 2035 per un passaggio di tutti all’elettrico e quello che fa più specie è la pubblicità a tamburo battente di molte case costruttrici concentrata esclusivamente sui prodotti full-elettrici. Come se nella loro gamma non ci fossero più modelli con le motorizzazioni termiche, o come se l’elettrico (costi delle vetture a parte) proponesse un tipo di mobilità analogo a quello attuale, nella capacità di fare chilometri (principale scopo della mobilità). La mobilità elettrica di oggi è sicuramente interessante per gli spostamenti brevi nelle città, per impatto ambientale e praticità, ma appena si esce da contesti urbani la realtà è più simile a quella proposta dal servizio, autonomie limitate e problemi di ricarica ecc… L’auto usata nel servizio probabilmente oltre ai pulsanti utilizzo sportivo e economy aveva anche la modalità sfigatti perché cinquantadue ore è qualcosa di improponibile. Ma anche se dimezziamo il tempo avvicinandosi alla realtà dei range delle batterie, si tratta comunque di tanto, troppo tempo, senza spazi per l’improvvisazione, un viaggio dove tutto va calcolato e pianificato. Ecco perché progettare una nuova mobilità interamente elettrica con le tecnologie attuali è improponibile, a meno che non si voglia attaccare il diritto alla mobilità individuale e tentare di ridurla in maniera drastica. Un servizio giornalistico che ha messo in evidenza un limite che è sotto gli occhi di tutti, ma in troppi vogliono ignorare, per non parlare di chi ci ha creduto e nel giro di uno due anni si trova oggi a fare i conti con batterie la cui resa si è già ridotta del 25%, e non si tratta di casi poi così isolati.