PRESENTATA LA DAKAR 2022

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Ieri sera ASO ha rivelato il percorso della Dakar 2022 un tracciato rinnovato per un buon 80% che vedrà la carovana dei concorrenti partire dalla città di Ha’il il 2 gennaio e si concluderà il 14 a Jeddah. Un altro anno tutto made in Arabia Saudita a dispetto di un disegno quinquennale che prevedeva più di uno sconfinamento.

ASO getta la maschera e svela i primi tratti del volto della Dakar 2022, tante sono le novità da un percorso che dopo avere concentrato partenza ed arrivo a Jeddah ritorna a riproporre il point to point. Partenza nel nord dell’Arabia dalla città di Ha’il, dove si terranno le verifiche ancora negli ultimi giorni del 2021, il primo gennaio scatterà il prologo, per poi accendere le ostilità vere il giorno dopo con la partenza della prima tappa. Un tour dell’Arabia Saudita che sarà percorsa contrariamente all’anno passato in senso orario passando a Riyadh, per concludersi a Jeddah il 14 gennaio. Tante sono le novità, ed i nuovi elementi di difficoltà che David Castera andrà ad introdurre, questo grazie all’immensità di una nazione che consente di rinnovare interamente il tracciato della marathon da un anno all’altro. La crisi mondiale legata al coronavirus ha fatto tremare l’edizione 2021, che ha dovuto rivedere le sue ambizioni, ed il progetto originale che dal secondo anno prevedeva uno o due sconfinamenti. Una revisione che allo stato attuale della pandemia, nella regione medio orientale, sconsiglia ancora oggi di avventurarsi oltre le frontiere dell’Arabia Saudita. Solleva però qualche punto interrogativo il fatto che non si sia più menzionato il ritorno ad un percorso realmente internazionale. E’ abbastanza chiaro che parlare di attraversamenti frontalieri per una carovana come la Dakar oggi è prematuro. Il 2022 sarà però la terza edizione mediorientale e l’impressione è che la stessa Arabia Saudita si è resa conto di avere nel suo portafoglio una varietà tale di piste e deserti in grado di garantire nuovi percorsi per le restanti edizioni a contratto (2023; 2024). Un silenzio che potrebbe preludere ad un lustro con l’Arabia Saudita Dakar centrica, molto più di quanto era stato inizialmente programmato. Una scelta inizialmente obbligata, ma che oggi sembra andare bene sia al governo di Riyadh che all’ASO.

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